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Marea scura, paura a Rimini. Rinaldi: “Mai vista da noi una cosa simile”

28 aprile 2011 0 commenti

Marea scura a Rimini“Nessun allarmismo, anche perche’ la situazione e’ ormai tornata alla normalita’ e non ci saranno conseguenze. Certo che in 33 anni che facciamo questo lavoro un fenomeno del genere, in questa zona e in questo periodo, non si era mai visto”. Cosi’ Attilio Rinaldi, presidente del centro Ricerche marine di Cesenatico (una struttura di 40 dipendenti che fa capo ad Arpa Emilia Romagna), commenta in queste ore il fenomeno della “marea scura” avvistata sulla costa riminese meridionale.

La maxi proliferazione delle micro-alghe (diatomee) alla base delle acque rossastre-marroni in prossimita’ di Cattolica e’ dovuta alla presenza di sostanze non inquinanti come azoto, fosforo e silicati. Una volta veicolati in mare attraverso il Po, tali elementi sono stati capaci di dare vita a qualcosa come 100 milioni di microalghe in un litro d’acqua (valore picco). Cio’ ha causato casi diffusi di ipossia e anossia in grado di provocare, “15-20 giorni fa”, precisano gli esperti, una vera e propria moria di pesci, molluschi e crostacei rimasti privi di ossigeno gassoso sui fondi marini. Al momento, pero’, la situazione sta tornando alla normalita’: “Stiamo proseguendo nei monitoraggi, faremo ulteriori controlli all’inizio della prossima settimana.

L’ossigeno si e’ quasi completamente ricostituito, la situazione e’ ormai normalizzata”, spiega Rinaldi ripercorrendo le tabelle pubblicate sul sito web dell’istituto che presiede. A rendere il caso “eccezionale” e’ stata la combinazione tra l’apporto di fosfati-nitrati dal Po e le temperature superiori alle medie stagionali, di almeno quattro gradi, verificatesi durante le scorse settimane.  “Ogni anno- prosegue il presidente del centro ricerche di Cesenatico- abbiamo a che fare con fenomeni di questo genere: il punto e’ che si sono sempre verificati a estate inoltrata o in autunno, quando le temperature del mare sono piu’ alte, e comunque a ridosso del Delta del Po, al massimo fino al confine tra le provincie di Ferrara e di Ravenna. Insomma: mai nel riminese e mai in primavera”.

L’occasione e’ buona, allora, per richiamare chi di dovere non solo alle direttive europee sui nitrati, ma anche al rispetto del piano nazionale di risanamento contro l’eutrofizzazione. Se l’Emilia Romagna lo ha adottato, regioni-chiave per la salute delle acque del Po come Piemonte e Lombardia non lo hanno rispettato: “Con l’eliminazione del fosforo dai detersivi- riepiloga Rinaldi- abbiamo tolto 10 mila tonnellate all’anno di fosforo dalle acque italiane, stiamo meglio rispetto agli anni ‘70-‘80 ma bisogna proseguire. Tutti devono fare la propria parte. Basti pensare che Milano e’ una citta’ depurata solo da 4-5 anni, o alla delicatezza delle grandi aree interessate alle coltivazioni agricole”.