Diritti Genetici: no a brevetto per il melone ogm della Monsanto
Concedere il brevetto su una varieta’ di melone ottenuto attraverso la selezione assistita da marcatori molecolari (Mas), non e’ corretto. La denuncia arriva dalla fondazione Diritti Genetici, a nome di una coalizione di 160 organizzazioni della societa’ civile, ”No patents on seed”, contrarie alla brevettabilita’ della materia vivente, che critica la decisione dell’ufficio europeo dei brevetti (Epo) che il 4 maggio ha riconosciuto alla Monsanto il brevetto riguardante i semi e i frutti di una varieta’ di melone resistente al virus Cysdv (Cucurbit yellow stunting disorder virus), ottenuto introducendo un gene per la resistenza all’agente patogeno derivato da una pianta della specie Cucumis melo varieta’ agrestis, che cresce spontanea in molte aree dell’Africa e dell’Asia.
Lo scorso dicembre, pero’, l’Ufficio brevetti aveva stabilito che semi e piante prodotti con metodi di selezione convenzionale, quale il melone in questione, non possono essere brevettati. ”Il prodotto della Monsanto non e’ brevettabile perche’ non e’ una ‘invenzione’ – commenta Fabrizio Fabbri, direttore scientifico della Fondazione Diritti Genetici – ma una pianta ottenuta attraverso la selezione assistita da marcatori molecolari (Mas), una tecnica che utilizza le conoscenze di biologia molecolare vegetale per selezionare varieta’ con particolari caratteristiche senza ricorrere alla tecnica del dna ricombinante”. ”L’Ufficio europeo dei brevetti dovrebbe attenersi alla Direttiva europea 98/44, la quale esclude dalla brevettabilita’ piante e animali riprodotti con ‘procedimenti essenzialmente biologici’ – continua Fabbri – e invece continua ad ignorarla”.
”La Fondazione Diritti Genetici sostiene il ricorso alla Mas ed altre tecnologie alternative alla tecnica del dna ricombinante per la selezione varietale – prosegue Fabbri – ma ritiene che le forzature interpretative del concetto di invenzione, che giustificano la brevettabilita’ degli organismi viventi, rischiano di creare attorno a questa tecnologia un clima di sfiducia e diffidenza al pari di quanto accaduto per gli ogm”.