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Pd e Verdi: e ora fateci fare il referendum sul nucleare

30 maggio 2011 0 commenti

GERMANY/

E adesso fateci fare il referendum. E’ netta la reazione delle opposizioni alla decisione tedesca. “Ora è il turno della Germania dire no al nucleare. Il Governo italiano rischia di distinguersi come al solito in negativo nel consesso internazionale: si consenta _ chiede una nota del Partito Democratico _  lo svolgimento del referendum nucleare, fornendo la dovuta informazione. Impedirne lo svolgimento sarebbe l’ennesimo atto antidemocratico di questo sbandato governo”.

In Italia il responsabile della Green Economy del Pd, Ermete Relacci, osserva: ”La Germania si conferma motore dell’economia del futuro. La decisione di fermare il nucleare per il 2022 da parte del piu’ grande paese industriale d’Europa, che ha un’economia che cresce quattro volte più di quella italiana ha un valore in piu': quello di una sfida per il futuro, che punta su fonti rinnovabili, efficienza e risparmio energetici e innovazione tecnologica. E’ questo il modello che si deve seguire in Italia e che si attarda su scelte sbagliate, pericolose e costose. Il nucleare candida il nostro paese al declino.”

D’accordo il presidente dei Verdi italiano, Angelo Bonelli, per il quale la Germania ”ha fatto una scelta importante che non solo conferma la decisione presa dai Verdi tedeschi quando erano al governo ma che disegna uno scenario nuovo per le politiche energetiche europee. La Germania dimostra chiaramente che senza l’atomo l’economia di una grande nazione puo’ progredire senza subire il rischio radioattivo e i costi elevatissimi delle centrali nucleari”, precisa Bonelli, aggiungendo che i tedeschi “puntano ad avere per il 2050 l’80% dell’energia prodotta da fonti rinnovabili con milioni di nuovi posti di lavoro”.

La strada del temporeggiamento è al contrario auspicata da Formigoni, presidente della Regione Lombardia: la moratoria porta consiglio. Dice Formigoni: ”Abbiamo bisogno di dare alle nostre imprese e ai nostri cittadini energia meno cara, perché il suo prezzo eccessivo ci penalizza rispetto ai nostri concorrenti. Però è chiaro che vogliamo un’energia sicura.

Molto tranchant, oltr’Alpe, Il presidente del gruppo nucleare francese Areva, Anne Lauvergeon: ”E’ una decisione assolutamente politica. Non c’è stato alcun referendum, né appello a ciò che pensa l’opinione pubblica, anche se i sondaggi mostrano l’emozione dei tedeschi al riguardo”. Rispetto all’irreversibilità del processo di denuclearizzazione di cui riferisce il Ministro dell’Ambiente Tedesco Norman Rottgen, la Lauvergeon reagisce: ”entro il 2022, possono succedere un sacco di cose” ed ha inoltre richiamato l’attenzione sull’incertezza giuridica, dopo che il numero due tedesco dell’energia Rwe ha presentato una denuncia contro la chiusura forzata di uno dei suoi reattori nucleari. Secondo la signora Lauvergeon, la chiusura già praticata di sette reattori in Germania, ha ”portato a un’inflazione significativa dei costi dell’energia elettrica in Germania, con conseguenze per la base industriale installata.”

Probabile. Le prime conseguenze economiche si fanno sentire, intanto, sul mercato. I due principali produttori di energia in Germania, i gruppi E.On e Rwe, sono stati puniti dalla borsa dopo la decisione del Governo di uscire dal nucleare entro il 2022. In pre-apertura E.On perdeva il 2,07% a 19,60 euro e Rwe fletteva del 2,06% a 40,18 euro. Altra perplessità: mentre la scorsa settimana si era parlato di abbandonare una tassa sui combustibili nucleari, l’imposta sarà invece probabilmente mantenuta.