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Di Pietro: per avere quorum servono gli elettori di centrodestra. Alessandra Mussolini, io voto contro il nucleare

3 giugno 2011 0 commenti

di pietroAttrarre il voto degli elettori di centro destra. E’ questa, secondo Antonio Di Pietro, la chiave della vittoria nei referendum, che non saranno una crociata antiberlusconiana, quanto, se mai, una consultazione su temi essenziali per la vita civile del Paese. “Il mio sforzo da qui al 12 giugno -ha dichiarato il presidente dell’Idv all'”Unita'”- sara’ quello di far comprendere ai cittadini che i referendum non sono un giudizio divino su Berlusconi ma una scelta per il Paese che va oltre i partiti. Acqua, aria e legalita; non sono ne di destra ne di sinistra”.

 Per raggiungere il quorum, conferma il presidente dell’Idv, servono anche i voti del centrodestra. “Credo che quando si passa dalla fase dell’opposizione alla fase della costruzione dell’alternativa devi aver ben chiaro l’obiettivo e modulare gli interventi per raggiungere quell’obiettivo. Vogliamo essere una forza politica di governo e allora dobbiamo fare squadra, perche al 51% non ci si arriva da soli”.  Non sara’ il referendum a dare la spallata finale. Chi stacchera’ la spina al governo? ”Sono certo che Berlusconi -risponde Di Pietro- non se ne andra’ mai spontaneamente, anche se il governo e’ arrivato al capolinea. Finira’ tutto per autodissoluzione interna. Noi dell’opposizione non possiamo fare di piu’ di quello che stiamo facendo in Parlamento perche’ c’e’ una classe politica facilmente comprabile, ricattabile ma non bastera’, i notabili del Pdl hanno capito che Berlusconi e’ al capolinea e stanno cercando di fare come i topi nella nave che affonda: scappano. E intanto -conclude- si organizzano per fare altro”.

E qualcuno nel centrodestra risponde positivamente alla “spoliticizzazione” dei quesiti. E non solo nella Lega, dove molti ci stanno pensando. ”Il servizio andato in onda ieri sera da Santoro era bellissimo. Andro’ a votare al referendum contro il nucleare, per abolirlo”. Cosi’ Alessandra Mussolini, deputata Pdl, ha commentato ad Agora’ su Rai Tre, il reportage realizzato per Annozero a Chernobyl da Corrado Formigli.

LA CHIESA SI POSIZIONA CONTRO L’ASTENSIONE. I DOMENICANI: ANDATE A VOTARE

E interessante è la posizione della Chiesa. La Chiesa italiana manifesta forte attenzione per i referendum del 12 e 13 giugno prossimi e, pur finora senza indicazioni esplicite di voto e pur invitando a ”non politicizzare” i quesiti, esprime un atteggiamento ben diverso da quello che riguardo’ esattamente sei anni fa – il 12 e 13 giugno 2005 – la consultazione referendaria per la legge 40 sulla procreazione assistita, quando la Cei guidata allora dal card. Camillo Ruini vinse la sua strenua battaglia affinche’ non si raggiungesse il quorum.  Come esempio di una linea ben diversa per i prossimi referendum, basti oggi la sollecitazione ad ”andare a votare e a invitare altri a fare lo stesso” data ieri dalla Commissione nazionale Giustizia, Pace e Creato della famiglia di suore e padri domenicani, vista la ”sensibilita’ dei temi di cui si parla: acqua, nucleare e giustizia”. La Commissione ”ha deciso di non esprimere un consiglio di voto, ma vuole invitare la famiglia domenicana tutta a partecipare responsabilmente a questo momento e spazio di democrazia”. ”Questa volta – dicono i domenicani – riteniamo particolarmente importante esercitare questo diritto-dovere”. In particolare, il primo tema, l’acqua, ”e’ un diritto fondamentale e non solo un bisogno”. Il secondo, il nucleare, ”ci chiede di decidere non solo per il presente, ma per un lungo futuro”.  La famiglia domenicana ricorda che il segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, ha sottolineato nei giorni scorsi che ”sul tema dell’acqua, i vescovi italiani esortano a una ‘responsabilita’ e cura sempre piu’ grande perche’ i beni comuni rimangano e siano salvaguardati e custoditi per il bene di tutti”’. Crociata aveva chiarito che ”tutte le espressioni di
volonta’ popolare sono da incoraggiare e apprezzare come elemento di democrazia”. E, pur ”senza sostituirci alla coscienza di nessuno”, l’invito agli elettori era di ”comprendere cosa
in ambito politico risponda al bene comune”.  Che poi i quesiti del 12 e 13 giugno non vadano ”politicizzati” e’ quanto sostiene oggi un editoriale di Avvenire, secondo cui i promotori ”puntano a dare a un eventuale successo il significato di un’estensione della sconfitta subita dalle formazioni che compongono la maggioranza di governo nel recente volo amministrativo parziale”.  ”Ci sono ragioni – scrive il giornale dei vescovi – per riflettere sul merito dei quesiti, in modo da decidere se e come partecipare al voto, che non sembra utile cancellare o sommergere con il generico appello a un voto impropriamente caricato di significati politici. Le questioni poste, checche’ se ne dica, non riguardano il destino di un esecutivo e del suo leader, ma il futuro di un Paese”.

  Ma e’ un’altra testata cattolica, Famiglia Cristiana, a parlare di un ”Cavaliere ‘battuto’ sul nucleare”, dal momento che ”Berlusconi immaginava che la Cassazione avrebbe annullato questo referendum”. E poiche’ ”cosi’ non e’ stato”, questa e’ ”un’altra sconfitta che si aggiunge alla disfatta elettorale delle amministrative”. Il settimanale dei Paolini prevede tra l’altro la ”piu’ che probabile vittoria dei ‘si” per tutti e quattro i quesiti”, anche se ”resta naturalmente da vedere” il superamento del quorum.  E’ soprattutto contro la privatizzazione dell’acqua, comunque, che gli ambienti cattolici sono piu’ mobilitati. Il prossimo 9 giugno sacerdoti, suore e missionari si raduneranno in Piazza San Pietro per un giorno di digiuno a pane e acqua per ”salvare l’acqua”, iniziativa lanciata dai padri missionari Adriano Sella e Alex Zanotelli. E anche l’Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, ha dato di recente ampio spazio a un’intervista al vescovo cileno mons. Luigi Infanti della Mora, strenuo sostenitore della difesa dell’acqua come bene fondamentale e inalienabile, per il quale ”la crescente politica di privatizzazione e’ moralmente inaccettabile” e rappresenta ”un’ingiustizia istituzionalizzata”.