Home » Redazione Ecquo » Apertura, energia, Politiche »

Referendum nucleare, esplode il caso del voto all’estero

9 giugno 2011 0 commenti

referendumEsplode il caso del voto all’estero, che rischia, secondo Antonio Di Pietro, di compromettere il raggiungimento del quorum sul nucleare.

Molti dei circa 3,2 milioni di italiani residenti oltreconfine, hanno infatti votato prima del 2 giugno. Ma il quesito per bloccare il ritorno all’atomo e’ stato riformulato solo il 6 giugno. ”E’ impossibile una nuova stampa delle schede”, ha spiegato oggi il ministro Elio Vito. Insomma, quel che fatto e’ fatto. Ma che ne sara’ dei voti espressi? Saranno conteggiati? E soprattutto, varranno ai fini del quorum? Su questo si pronuncera’ la Corte di Cassazione, ma solo dopo lunedi’, a urne chiuse.

Ma se, come Antonio Di Pietro paventa, i voti espressi all’estero saranno decisivi per il successo della consultazione (”il quorum passa di fatto dal 50+1 al 58%”), il leader dell’Idv ha gia’ pronte le contromosse. Prima dell’inizio dello spoglio presentera’ infatti alla Cassazione un’istanza per chiedere ai giudici di far valere per il nucleare un ”quorum ridotto”, sottraendo dal calcolo i non residenti in Italia, che su quel tema non hanno potuto esprimersi. Ma se cio’ non dovesse avvenire, Di Pietro e’ pronto anche a sollevare un conflitto d’attribuzione davanti alla Consulta contro il governo, per non aver permesso a tutti gli italiani di esprimersi.

“Il nostro caro Governo _ attacca il deputato del Fli Aldo Di Biagio _ si vuole riservare fino all’ultimo la possibilita’ o meno di giocare anche su quel bacino di voti: se servono li riterra’ validi, se invece non servono saranno annullati. Questa e’ una conferma di democrazia ad intermittenza del nostro caro Governo. Ancora una volta gli italiani nel Mondo sono usati a mo’ di ruota di scorta dal Governo- spiega- ancora una volta i cittadini all’estero vengono messi in mezzo solo se fa comodo. Tutto questo e’ vergognoso”.

Il governo trasmetta i dati sul voto all’estero per i referendum, il Viminale è tenuto a farlo. Lo chiedono il senatore del Pd Stefano Ceccanti ed Eugenio Marino, responsabile del partito per gli italiani all`estero. “Prendiamo atto – premettono – delle dichiarazioni del ministro Vito alla Camera sul fatto che le schede col quesito aggiornato sul nucleare non sono inviabili in tempo utile a chi vota all’estero e che sullo scrutinio è competente l’Ufficio centrale per la circoscrizione estero presso la Corte d’Appello di Roma. Tuttavia è bene ricordare anche che il ministero dell’Interno è tenuto a trasmettere sia i dati sulla partecipazione sia quelli sullo scrutinio, ritenendosi i dati sul voto all’estero sul nucleare cumulabili a quelli sul voto in Italia, per l’evidente continuità di indirizzo dei due quesiti”.

“Gli oltre 3 milioni di italiani all’estero sono stati messi effettivamente nella condizione di votare per i quattro referendum?”. E’ quanto chiede Mario Staderini, segretario di Radicali Italiani. “Siamo davvero sicuri che siano stati tutti informati nei loro attuali recapiti della possibilita’ di votare?”, si legge in una nota. “Il plico con le schede referendarie non e’ inviato tramite raccomandata, per cui non v’e’ certezza sulla sua effettiva ricezione. Il Governo chiarisca subito quanti sono i plichi tornati al mittente e quanti gli italiani che hanno effettivamente ricevuto le schede. Non puo’ essere conteggiato nel quorum dei quattro referendum chi non e’ stato messo nelle condizioni di esercitare il voto”. “Sono sempre di piu’ le segnalazioni che sto ricevendo di italiani all’estero a cui le schede non sono arrivate nonostante al Consolato risultasse di si’. Lo stesso voto all’estero – sottolinea l’esponente radicale – avviene con posta ordinaria, per cui chi ha votato non sapra’ mai se il suo voto e’ arrivato a destinazione. E poi, quali informazioni di merito e occasioni di conoscenza i Consolati hanno garantito affinche’ l’interesse a votare non fosse soffocato?” “Nel 1999 il referendum che aboliva la quota proporzionale del Mattarellum si fermo’ al 49,6% solo perche’ le liste elettorali erano piene di morti e irreperibili, con solo l’1% degli italiani all’estero che aveva effettivamente ricevuto il certificato elettorale”, ricorda in conclusione Staderini.

“Ad una prima lettura  _osserva il costituzionalista Cesare Mirabelli _ ritengo che gli italiani residenti all’estero non possano essere privati del loro diritto di voto e che comunque hanno avuto la possibilità di esprimerlo su un quesito che riguarda la stessa materia, quello sul nucleare. In sostanza l’intenzione è la stessa, quindi ritengo che le schede dovrebbero essere conteggiate ai fini del voto e del raggiungimento del quorum”.