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Greenpeace contro Adidas e Nike: inquinano due fiumi cinesi

15 luglio 2011 0 commenti

fiumeazzurroGreenpeace sfida i due colossi dell’abbigliamento sportivo. Due giorni fa  un gruppo di attivisti ha aperto uno striscione con la scritta ‘Detox’ all’entrata principale del più grande negozio al mondo di Adidas a Pechino e del vicino negozio Nike, per chiedere ai due giganti di eliminare gli inquinanti tossici dalla propria catena produttiva e dai prodotti in commercio.  La richiesta giunge al termine di un’indagine condotta nell’ultimo anno da Greenpeace sull’inquinamento da sostanze pericolose nelle acque dei due fiumi cinesi, il fiume Azzurro e il fiume delle Perle.

 Tra il 2010 e il 2011, Greenpeace ha raccolto campioni di acqua presso gli scarichi di due complessi industriali cinesi, ha raccolto campioni di acqua presso gli scarichi di due complessi industriali cinesi,  lo Youngor Textile Complex e il Well Dyeing Factory Limited, localizzati rispettivamente sul delta del fiume Yangzte, il fiume piu’ lungo della Cina che fornisce acqua potabile a circa 20 milioni di persone, e del fiume delle Perle.  I risultati delle analisi di Greenpeace indicano la presenza di alchilfenoli e composti perfluorurati, sostanze usate in alcune fasi della produzione tessile e considerate pericolose perchè alterano il sistema ormonale dell’uomo e agiscono anche a basse concentrazioni.  “Dietro questi complessi industriali cinesi ci sono grandi marche dello sport nazionali ma soprattutto internazionali che, con il loro potere economico, avrebbero la forza di influenzare l’intera catena di produzione e il mercato” afferma Vittoria Polidori responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace .

 Le ricerche di Greenpeace sono indicative di un problema ben più vasto e, 20 anni di attività sul campo, inducono a sostenere che l’unica soluzione è quella di intervenire sui processi produttivi per eliminare gradualmente l’uso delle sostanze pericolose, come già  avviene in alcuni Paesi occidentali. Si tratta, infatti, di composti persistenti (che non si degradano facilmente nell’ambiente) e bioaccumulanti (che possono accumularsi nella catena alimentare) che non vengono trattenuti neanche dai moderni sistemi di depurazione delle acque, come nel caso dello Youngor Textile Complex.

Secca la replica: «La possibilità che vi siano alte concentrazioni di prodotti chimici è davvero bassa», è scritto nel comunicato Adidas. Mentre Nike, dopo aver confermato di acquistare prodotti dai complessi tessili, nega che i suoi fornitori orientali utilizzino sostanze inquinanti.