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Sostenibilità: ogni anno vengono buttate oltre 4000 tonnellate di cibo

29 luglio 2011 0 commenti

spreco-ciboOfferte “compra tre e paghi due”, porzioni troppo abbondanti, disattenzione nel fare la spesa e tendenza a buttare via con troppa facilità. Sono tanti i trucchi del mercato e le cattivi abitudini individuali che incoraggiano lo spreco alimentare, tanto che ogni famiglia italiana spende mediamente in un anno 515 euro in alimenti che poi non consumerà, sprecando circa il 10 per cento della spesa mensile. Si tratta -sottolinea la Cia-Confederazione italiana agricoltori, commentando dati Fao- di oltre 4mila tonnellate di cibo acquistate dai consumatori e buttate in discarica ogni giorno, 6 milioni in un anno.

 Nel dettaglio, ogni anno finisce nella spazzatura il 19 per cento del pane, il 4 per cento della pasta, il 39 per cento dei prodotti freschi (latticini, uova, carne e preparati) e il 17 per cento di frutta e verdura. In questo impegno ”dissipatorio” l’Italia e’ in buona compagnia: in Gran Bretagna ogni anno vanno persi 6,7 milioni di tonnellate di alimenti per un valore di 10 miliardi di sterline; in Svezia ogni famiglia getta nella spazzatura il 25 per cento del cibo comprato, mentre in Cina si arriva al 16 per cento. Ma la maglia nera spetta agli Stati Uniti, che nel complesso buttano via il 40 per cento della spesa alimentare.

 I dati della Fao, dicono che in Europa e in Nord America lo spreco pro capite da parte del consumatore si aggira attorno ai 95-115 kg all’anno, mentre in Africa sub-sahariana e nel sudest asiatico ammonta a soli 6-11 kg l’anno. Il fenomeno dello spreco di cibo -sottolinea la Cia- ha anche un impatto ambientale: una tonnellata di rifiuti alimentari genera fino a 4,2 tonnellate di Co2).   

 Secondo la Fao, ogni anno i consumatori dei paesi ricchi sprecano quasi la stessa quantita’ di cibo (222 milioni di tonnellate) dell’intera produzione alimentare netta dell’Africa sub-sahariana (230 milioni di tonnellate). Tra perdite e sprechi, parliamo di un terzo del cibo prodotto ogni anno per il consumo umano: circa 1,3 miliardi di tonnellate. Perdite e sprechi significano anche sperpero di risorse (acqua, energia, manodopera e capitale) senza contare che producono inutili emissioni di gas serra. Per contrastare il fenomeno
delle perdite di prodotti alimentari, si potrebbero metter in campo diverse soluzioni, prima fra tutte – secondo la Fao – rafforzare la filiera agro-alimentare assistendo i piccoli contadini a collegarsi direttamente con gli acquirenti, mentre il settore pubblico e privato dovrebbero investire di piu’ nelle infrastrutture, nel trasporto, nella trasformazione e nell’imballaggio.

 Per quanto riguarda invece lo spreco alimentare, che caratterizza i Paesi piu’ ricchi, il problema e’ sicuramente culturale. Sarebbe utile vendere i prodotti della terra direttamente senza dover conformarsi alle norme qualitative dei supermercati, attraverso negozi e mercati gestiti dai produttori; recuperare il cibo che altrimenti viene gettato via (magari devolvendolo ad organizzazioni commerciali e di beneficenza), ma anche dare meno importanza all’apparenza ed iniziare a giudicare intollerabile lo spreco di cibo.