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Agosto, mare mio non ti conosco

5 agosto 2011 0 commenti

2 agosto 2011 

Mio perché il mare è mio, tuo, di tutti. Quindi anche di chi sta decidendo di aprire lo scarico del Canale Reale nell’area marina protetta di Torre Guaceto, che è mia, tua, di tutti noi in quanto “dello stato”, e quindi nostra. Ma questa nostra area marina protetta non pare nostra, in quanto impagabile e mai pagata.Ammetto che è semplicistico e, forse, riduttivo come ragionamento. Tanti storceranno il naso sostenendo che non si può additare solo ad una questione così banale la gestione dei beni comuni, e che propongo la privatizzazione del territorio, e che riduco tutto a “mercato”, …. Non è questo il punto. Non è la proprietà ma l’appartenenza che a me interessa.
Da quando ho saputo di questo possibile danno ad una delle aree marine protette ASPIM (aree di speciale importanza per la conservazione della biodiversità marina per la Convenzione di Barcellona), mi domando se è solo il fatto di non averla mai comprata personalmente, di non averla mai scambiata con carta moneta che ci fa dire: “chissenefrega“.
La privatizzazione non è la soluzione. Ci aveva già azzeccato il genio Rodari che con uno sberleffo in rima prendeva in giro l’uomo che voleva comprarsi il Mare Adriatico: “Non avete capito che tipo sono io? A me il mondo non piace se non posso dire: è mio –.” (Il mare adriatico; Gianni Rodari da “Storie nuove”). Ma forse il concetto dei pagamenti dei servizi ecosistemici è ora che si integri nelle politiche economiche di un paese, di uno stato, tra noi.

Bando alla filosofia, andiamo ai fatti.

La società Acquedotto Pugliese S.p.a in febbraio chiede l’autorizzazione di scaricare nel Canale Reale reflui depurati provenienti dall’impianto di depurazione di Carovigno.

Il Canale Reale scarica nell’area marina protetta di Torre Guaceto, proprio in zona A, la zona integrale del parco. Scarica in una zona di importanza comunitaria.

Lo scarico in mare consterà di 10.000 m3 al giorno di acqua dolce depurata, ma ricca di materiale organico sospeso. E ciò avrà notevoli conseguenze ecologiche sul sito d’importanza comunitaria.

L’ Acquedotto Pugliese S.p.a chiede 120 giorni, dall’attivazione dello scarico, per la messa a regime dei processi depurativi, e ciò comporterà nei primi mesi – così pare – lo scarico in zona A di acque non sufficientemente depurate.

L’apertura dello scarico è a giorni.

Chissenefrega?

E’ una questione di spazio, di tempo, di denaro? Di ignoranza? Di incapacità di dare il giusto valore ai servizi ecosistemici?

In una analisi di costi e benefici, questa questione non va risolta con la sfida stantia del “partito del fare” contrapposto agli “ambientalisti del no”.

Ci costerà danneggiare un sito d’importanza comunitaria. Ci costerà danneggiare un’area marina protetta. E’ logico.

Mi chiedo se questi costi sono stati valutati. L’economia ambientale non è un gioco per illusi amanti dei pesciolini. Due domande su tutte: il Canale Reale può mangiarsi il reddito dei pescatori (guarda caso, anch’essi, di Carovigno) che pescano a Torre Guaceto? Chi risponderà alla Comunità Europea dei danni al sito d’importanza comunitaria in zona A?

Mi chiedo se qualcuno ha già le risposte pronte.

Spero di sbagliarmi, ma non credo proprio.

 

Marco Costantini