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Inquinamento dei cosmetici in mare: arriva un progetto di legge

11 agosto 2011 0 commenti

mareCreme solari e per il viso, balsamo e gel per capelli, latti idratanti e creme da barba, lozioni e trucchi: ogni giorno usiamo enormi quantità di prodotti per la cosmesi (circa 2 milioni di tonnellate in tutta l’Ue) eppure in Italia non esiste nessuna legge che preveda di “misurare” cosa e quanto finisce nell’ambiente, nei mari e nei fiumi. Per legge si deve sapere la biodegradabilità e l’impatto ambientale dei prodotti per l’igiene della casa e del bucato, ma la stessa cosa non avviene per i cosmetici. Grazie alla collaborazione con Skineco, l’Associazione Internazionale di Dermatologia Ecologia, Ermete Realacci, responsabile green economy del Pd, ha presentato un progetto di legge che mira a colmare questa incredibile lacuna, anche con lo scopo di dare vita e rafforzare una filiera virtuosa che puntando sulla ricerca e sull’innovazione potrebbe diventare uno dei nuovi campi di azione della green economy e della chimica verde.

 In Italia non esiste nessuna forma di certificazione ecologica relativa ai cosmetici che sia gestita e garantita dallo Stato, mentre molti sono i marchi “privati”, a dimostrazione di una reale esigenza di mercato. Purtroppo queste certificazioni “fai da te” sono adattabili a qualsiasi esigenza e sono, molto spesso, diverse le une dalle altre creando una confusione insostenibile da parte dei consumatori. Oltre a questi marchi ecologici ci sono poi molti marchi senza nessun disciplinare, si tratta di loghi di fantasia che il produttore appone sull’etichetta allo scopo di attirare la clientele “etica”.  “Finora l’impatto della cosmesi e’ stato degnato di poca considerazione, probabilmente perche’ ritenuta una scienza voluttuaria e dunque poco degna di attenzione ‘scientifica’. Nulla di piu’ sbagliato, non fosse altro per l’enorme quantita’ di cosmetici che vengono usati quotidianamente e per le possibili conseguenze che tutti questi prodotti hanno sulla nostra salute e sul nostro ambiente. Solo per fare un esempio, basti pensare che le norme vigenti relative alla produzione e commercializzazione dei cosmetici non contengono alcuna indicazione relativa alla biodegradabilita’ dei componenti”, ha speigato Realacci.
Tuttavia, prosegue Realacci, “a fronte di questa mancanza di regole sull’impatto ambientale, la Ue si sta muovendo nel verso dell”Eco Design’ ovvero la necessita’ di progettare prodotti di consumo con l’obiettivo di ridurne l’impatto sull’ambiente. Vale a dire che l’ Ue vuole estendere la direttiva Eco Design dai prodotti che consumano energia, a tutti i prodotti di consumo. Cosi’, diventera’ essenziale occuparsi anche di cosmetici e questa legge, oltre a fornire ai consumatori uno strumenti di garanzia, potrebbe porre in una posizione d’avanguardia e unicita’, sia temporale che di intenti, nei confronti degli altri paesi dell’Ue”.