Home » Redazione Ecquo » Apertura, biodiversità, Inquinamento »

Dai ghiacciai dello Stelvio un microrganismo antismog

20 ottobre 2011 0 commenti

ghiacciao-dello-stelvioNei ghiacciai dello Stelvio scoperto un microrganismo per combattere l’inquinamento. E’ questo l’esito di una ricerca che getta le basi per creare nuovi studi per il risanamento di ambienti inquinati e per saperne di più della diversità biologica negli ambienti estremi. A condurla il gruppo dell’Ortles-Cevedale dell’Istituto di Microbiologia della facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza, che per tre anni ha studiato la biodiversità microbiologica dei ghiacciai.

Partendo dagli studi effettuati nelle basi scientifiche antartiche e artiche che negli ultimi anni hanno evidenziato popolazioni microbiche altamente adattate a questi ambienti estremi, i docenti della facoltà di Agraria Fabrizio Cappa e Pier Sandro Cocconcelli hanno progettato una serie di ricerche sulla biodiversità microbica nei ghiacciai alpini, paradossalmente ancora poco studiati dal punto di vista microbiologico rispetto ad altre aree più oggetto di analisi scientifiche.

L’area scelta per l’attività di ricerca è stato il ghiacciaio del Madaccio, nel massiccio montuoso dell’Ortles-Cevedale, vicino a Passo Stelvio, dove in tre uscite realizzate sul campo sono stati prelevati campioni di ghiaccio nell’autunno 2009, 2010 e 2011, in accordo con il Parco Nazionale dello Stelvio e la Provincia Autonoma di Bolzano. Le carote di ghiacciaio del Madaccio sono state prelevate a valle dell’area dello sci estivo di Passo Stelvio, e sono state trasportate, congelate, fino ai laboratori della facoltà di Agraria, per essere analizzate. “I risultati che si stanno ottenendo sono sorprendenti – afferma il professor Cocconcelli – L’acqua che si ottiene dalla fusione delle carote di ghiaccio,
prelevate a 3.150 metri di quota, contiene una ricca comunità batterica caratterizzata da una elevata biodiversita'”.

Le analisi chimiche effettuate dal gruppo di ricerca del professor Marco Trevisan, dell’Istituto di Chimica della facoltà di Agraria, hanno mostrato, in diversi campioni, elevati contenuti di inquinanti, idrocarburi policiclici aromatici (derivati della combustione dei derivati del petrolio) e policlorobifenili (Pcb), provenienti da lubrificanti. “In questi campioni di ghiaccio – racconta Cappa – e’ stato isolato un microrganismo che è in grado, anche a basse temperature, di nutrirsi e degradare questi composti organici inquinanti. Adesso bisogna capire, con le adeguate prove di laboratorio, quali siano le sue potenzialità nel risanamento (bioremediation) di ambienti inquinati”.