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Allarme Aidaa: “Ogni anno uccisi 250.000 animali per pellicce”

21 novembre 2011 0 commenti

CANI1Sono almeno 250.000 gli animali che ogni anno vengono allevati o rapiti, per essere uccisi e destinati al mercato clandestino delle pellicce. Molti di questi sarebbero gatti, conigli e anche cani. E’ questo l’allarme lanciato dall’associazione italiana difesa animali e ambiente (Aidaa), secondo cui il destino di tanti animali tipicamente domestici è quello di essere trasformati in colli di pelliccia, interni di giubbotti, maniche e cappellini. La stima è che il giro d’affari di questa ‘pellicceria clandestina’ si aggiri intorno agli 86 milioni di euro l’anno, con circa un milione di capi immessi sul mercato ogni anno, ”di cui almeno la metà -riferisce Aidaa – prodotto in concerie e laboratori italiani”. Per l’associazione si tratta di prodotti che finiscono molto spesso sulle bancarelle dei mercati o nei negozi dove non si vendono prodotti di marca, ma sottoprodotti a prezzi bassissimi.

In particolare ”ad essere usati sono i manti dei gatti neri e dei conigli che sono di facile lavorazione e di facile conciatura trattandosi molto spesso di manti unicolori”.  ”Quello che vogliamo denunciare – afferma Lorenzo Croce, presidente nazionale di Aidaa – è la mancanza di controlli a cui sono sottoposti questi laboratori che si trovano in diverse parti del nostro paese, dove nonostante i divieti e le violazioni si lavorano ancora pellicce di gatto e coniglio”.  Secondo Croce ”una certa attenzione andrebbe rivolta anche agli allevamenti di gatti e ai rifugi semiclandestini dove non esiste un registro di carico e scarico degli animali che entrano e che vengono dati in adozione”.

”Molti di questi rifugi – aggiunge il presidente di Aidaa – cedono senza troppi controlli decine di gatti alla settimana e per molti di loro si apre la strada dell’uccisione e della trasformazione in pelliccia”. ”Credo di poter dire con certezza – rileva Croce – che sono almeno un centinaio le strutture interessate a questo tipo di orrendo commercio e che alcune di queste si trovano anche nelle regioni del centro Nord Italia, e che per questo motivo nei prossimi giorni presenteremo un dossier alle Procure della Repubblica interessate e competenti territorialmente.