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Wwf: è essenziale ridurre il consumo delle risorse naturali

24 febbraio 2012 0 commenti

wwf-logoQuasi 8 miliardi di metri cubi di acqua utilizzati, oltre 34 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti emesse in atmosfera, 8,5 milioni di ettari di terra sottratti ad agricoltura e biodiversita’, piu’ di 20 milioni di tonnellate di materiali ‘biotici’ (ovvero la biomassa coltivata) prelevati dagli ecosistemi, 38 milioni di tonnellate di materiali ‘abiotici’ (come sedimenti, rocce, minerali) erosi. Un totale che vale mezza tonnellata di risorse all’anno prelevate in natura per ogni cittadino italiano.

È grande il peso del fardello ecologico che trascinano con se’ le importazioni italiane di caffe’ (470mila tonnellate in un anno), carta e pasta di carta (7,6 milioni tonnellate), cotone (670mila tonnellate) e olio di palma (720mila tonnellate): quattro risorse naturali collegate a settori industriali strategici del mercato italiano, quali il tessile, l’alimentare e il cartario, il cui prelievo in natura e relativa filiera produttiva hanno un forte impatto sull’ambiente, e di cui i protagonisti del mercato, a partire dalle imprese, devono assumersi la responsabilita’.

 Lo rivela il nuovo studio ‘Market transformation – sostenibilita’ e mercati delle risorse primarie’, realizzato da Wwf e Sustainable europe research institute (Seri) in vista del summit mondiale sullo sviluppo sostenibile ‘Rio+20′, che analizza la pressione esercitata dai mercati globali sulle risorse naturali, con un focus specifico su quattro ‘commodities’ prioritarie per il mercato italiano (caffe’, cotone, carta e olio di palma), proponendo soluzioni concrete per costruire un mercato ‘meno insostenibile’.
 Lo studio, realizzato con il supporto di UniCredit, e’ stato presentato a Roma da Gianfranco Bologna, direttore scientifico Wwf Italia, Helen Van Hoeven, direttore Market transformation initiative Wwf international.  Secondo il rapporto Wwf-Seri, dal 1980 al 2007 l’estrazione di risorse vergini a livello globale e’ passata da 15 miliardi di tonnellate a oltre 20 miliardi tonnellate annue, con 35 aree prioritarie per la tutela della biodiversita’ individuate dal Wwf, dal mediterraneo al bacino del Congo, dai aari Antartici ai mari dell’Artico fino alle Galapagos, minacciate progressivamente da attivita’ produttive, quali allevamenti e colture estensive, sovrasfruttamento degli stock ittici e acquacoltura.

Un impatto in cui anche il mercato italiano ha un ruolo importante, con 944 imprese impegnate nel settore del caffe’, tra cui marchi come Lavazza, Zanetti e Illy, 4.181 imprese nel settore cartario (per un totale di oltre 70.000 addetti), come il gruppo Sofidel, secondo gruppo europeo nel mercato tissue, e ben 18.798 imprese impegnate nella filatura e tessitura oltre alle 36.200 legate alla confezione di abbigliamento, mentre la produzione di olio di palma coinvolge marchi italiani di rilevanza internazionale come Eni per i biocombustibili e Autogrill, Ferrero o Barilla per i prodotti alimentari, solo considerando le quattro commodities analizzate nel rapporto.

Ed e’ in primo luogo alle imprese che il rapporto ‘Market transformation’ rivolge un appello alla responsabilita’ per ridurre il proprio impatto su risorse naturali, base imprescindibile per il futuro dell’economia mondiale, e propone soluzioni per trasformare il mercato, promuovendo fonti e filiere sostenibili di produzione delle risorse primarie con il coinvolgimento di imprese, istituzioni e cittadini: un vademecum di proposte
specifiche, che vanno dall’adesione a standard di sostenibilita’ per l’approvvigionamento responsabile e sistemi di certificazione internazionalmente riconosciuti (come il Forest Stewardship Council-Fsc) all’abolizione delle tariffe sull’importazione di materie certificate, dal trasferimento della pressione fiscale dalla forza-lavoro all’uso delle risorse naturali alle attivita’ di policy fino al consumo consapevole.
 Secondo il Wwf, per porsi concretamente sulla strada della sostenibilita’, l’Italia, insieme con l’Unione Europea, entro il 2030 dovra’ ridurre a zero la domanda di terreno ‘nascosta’ nelle proprie importazioni ed entro il 2050 ridurre dell’80% i propri prelievi diretti e indiretti di materiali utilizzati, del 95% le emissioni di gas serra e portare la propria impronta idrica a meno del 10% delle riserve disponibili. Con l’obiettivo di ridurre il proprio fardello ecologico fino a un decimo dei valori attuali entro pochi decenni. L’Italia ha bisogno, quindi, di un movimento innovativo che rilanci in chiave di sostenibilita’ gli aspetti migliori del made in Italy, all’interno di un mercato globale minato da crisi economica e dumping ambientale: nessuna eccellenza, infatti, puo’ piu’ escludere dalla propria filiera produttiva standard di qualita’ certificati che testimonino il rispetto dell’ambiente e delle sue risorse e la riduzione degli impatti sociali negativi.

Data la concentrazione territoriale delle piccole e medie imprese, caratteristica del tessuto produttivo italiano, secondo il Wwf e’ indispensabile anche sviluppare iniziative dedicate ai distretti industriali, puntando sulle risorse locali e sull’ecoinnovazione, con il coinvolgimento di associazioni imprenditoriali, societa’ civile e centri di ricerca. 

 “L’umanita’ ha superato i 7 miliardi di abitanti e ricava risorse naturali dalla terra per oltre 60 miliardi di tonnellate l’anno (erano 40 nel 1980, saranno 100 miliardi entro il 2030 se continuiamo su questa strada), un peso ecologico totalmente insostenibile per il futuro- ha detto, in una nota, Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia- Piu’ che mai in una situazione di crisi economico-finanziaria che dura ormai da anni, dobbiamo dare la massima centralita’ al capitale naturale, alla sua cura, al suo ripristino, perche’ senza di esso l’intera economia mondiale non ha futuro. La Conferenza di Rio+20 sara’ un momento molto importante, ed e’ fondamentale che istituzioni, consumatori e soprattutto imprese, dalle grandi multinazionali alle piccole e medie imprese dei nostri distretti industriali, si assumano la responsabilita’ di trasformare i mercati e condurli a modelli meno insostenibili, sviluppando una produzione di qualita’ anche sotto il profilo ambientale”.  

“La Market transformation initiative opera con i protagonisti del mercato per ridurre l’impatto della produzione globale sulle risorse naturali, prioritarie tanto per la salute del pianeta quanto per la nostra economia. Produrre con meno risorse, ridurre gli sprechi, seguire certificazioni e standard di sostenibilita’ sono tra le piu’ importanti strade percorribili- ha detto Helen Von Hoeven, direttore della Market transformation initiative Wwf international- Oggi esiste un mercato per chi produce secondo standard migliori, e il rispetto per l’ambiente e le societa’ umane puo’ trasformarsi in un’opportunita’ concreta, in grado di coinvolgere i consumatori e gli altri attori del mercato in una svolta responsabile di cui non possiamo piu’ fare a meno”.  

 “Le quattro commodities analizzate sono responsabili di mezza tonnellata di risorse prelevate ogni anno da qualche parte nel mondo per ogni cittadino italiano- ha detto Fritz Hinterberger, presidente del Seri- Apprezzo l’impegno del Wwf e delle imprese coinvolte per affrontare questa responsabilita’ e ci aspettiamo misure concrete per ridurre questi fardelli ecologici fino a un decimo dei valori attuali entro pochi decenni. Studi internazionali dimostrano che questo e’ possibile senza compromettere ne’ il benessere degli italiani ne’ la competitivita’ delle imprese italiane. E la sostenibilita’ e’ sempre piu’ riconosciuta come un vantaggio non solo ambientale e sociale, ma anche economico”.