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A Chernobyl ancora 2.370 villaggi contaminati

7 marzo 2012 0 commenti

A pochi giorni dall’anniversario del disastro di Fukushima, Legambiente richiama l’attenzione sulla grave situazione in cui versano ancora le aree contaminate nei pressi di Chernobyl, teatro della sciagura nucleare del 1986. Secondo un dossier dell’associazione ambientalista, infatti, nel 2011, sono circa 2.400 (2.370 dei quali abitati da 1.140.000 abitanti, tra cui 220.000 bambini) i paesi e i villaggi contaminati. L’ambulatorio mobile (progetto realizzato da Legambiente) ha esaminato complessivamente 28.462 pazienti, dal 2007 al 2011, riscontrando varie patologie tra le quali iperplasia e calcinosi, e ha evidenziato come gli effetti delle radiazioni continuino a colpire il sistema immunitario delle popolazioni contaminate e a far
crescere le patologie, soprattutto quelle tumorali. Nonostante cio’ la Bielorussia ha stipulato un accordo con la Russia per la costruzione di una nuova centrale nucleare, a nord del paese e esattamente nella provincia di Ostrovets al confine con la Lituania.
chernobyl “La situazione in Bielorussia dopo la tragedia di Chernobyl– spiega Angelo Gentili, coordinatore nazionale di Legambiente Solidarieta’- continua a essere sempre molto grave mentre l’interesse e il sostegno della comunita’ internazionale nei confronti delle vittime e’ molto diminuito. Eppure ci sono quasi 7 milioni di persone, che vivono in zone contaminate della Bielorussia, Russia e Ucraina, costrette ancora oggi a nutrirsi con cibo fortemente radioattivo e a pagare le conseguenze di questa situazione sono soprattutto i piu’ piccoli Per questo Legambiente “continua a portare avanti il progetto ‘Rugiada’, un programma di accoglienza per dare un aiuto concreto ai bambini colpiti dalle radiazioni”. Nato nel 1994 il progetto ‘Rugiada’ rappresenta oggi un sostegno per la popolazione che permette a tantissimi bambini di essere monitorati dal punto di vista medico e curati in un centro specializzato e sostenibile in Bielorussia.  A preoccupare Legambiente ci sono poi le condizioni strutturali della centrale atomica ucraina. Il sarcofago, fatto costruire nel giugno del 1986 dopo l’incidente e che contiene ancora al suo interno circa 200 tonnellate di materiale radioattivo, e’ molto danneggiato e il rischio di un collasso della struttura e’ assai elevato, oltre al fatto che gia’ oggi le grandi fessure consentono la fuoriuscita di polveri radioattive.
 I lavori per la realizzazione di un nuovo sarcofago, denominato l’Arco sono iniziati, ma nonostante l’Ucraina abbia annunciato la fine dei lavori per il 2015 il timore e’ che il progetto s’interrompa per mancanza di fondi da parte dei paesi donatori: uno dei principali era infatti il Giappone che dopo la tragedia di Fukushima e’ in grande difficolta’. I tempi previsti per l’intera bonifica, cosi’ come riportato dall’agenzia Tass, richiederanno 100 anni.