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Ambiente, in Italia è boom della cementificazione

18 novembre 2014 0 commenti

edilizia-verde-01Dalla fine degli anni Ottanta al 2012, la cementificazione in Italia ha registrato un aumento boom soprattutto nel Veneto (+3,8%). La media nazionale della crescita tra il 1989 e il 2012 è del +1,9%. Lo rileva la Cgia su dati dell’Ispra (Istituto superiore per la Ricerca Ambientale). Nel 2012 (ultimo anno disponibile) l’estensione del suolo coperto da asfalto o cemento in Italia copriva il 7,3% dell’ intera superficie nazionale. A livello territoriale guidavano questa speciale graduatoria le regioni più popolate, come la Lombardia e il Veneto (entrambe col 10,6%), la Campania (9,2%), il Lazio (8,8%), l’Emilia Romagna (8,6%), la Puglia e la Sicilia (entrambe con l’8,5%).

«In questa analisi – segnala Giuseppe Bortolussi, segretario Cgia – abbiamo valutato il consumo di suolo, vale a dire la quota di superficie coperta con asfalto e cemento interessata dalla costruzione di edifici, capannoni, strade, infrastrutture, insediamenti commerciali, etc., rispetto alla superficie totale. Ebbene – osserva -, le realtà maggiormente interessate dalla cementificazione sono anche quelle che in questi ultimi anni hanno subìto i danni ambientali più pesanti a seguito di allagamenti, esondazioni, frane e smottamenti, che hanno martoriato i residenti di questi territori. In altre parole, dove si è costruito di più, i dissesti idrogeologici sono stati maggiori». Gli aumenti a livello regionale registrati tra il 1989 e il 2012 hanno interessato soprattutto il Veneto con il +3,8%, il Lazio con il +2,9%, la Sicilia con il +2,6%, le Marche con il 2,5% e la Lombardia con il +2,4%. Se, invece, prendiamo in esame il numero di Comuni censiti dal Ministero dell’Ambiente ad alta criticità idrogeologica, notiamo che le Regioni più a rischio sono quelle più piccole: in Valle d’Aosta, in Umbria, in Molise, in Basilicata e in Calabria il 100 per cento dei Comuni è a rischio. Si tratta di quelle aree che per caratteristiche orografiche sono prevalentemente collinari, montuose e quindi potenzialmente più esposte al rischio idrogeologico. I territori con meno criticità, invece, sono la Sicilia (71% dei Comuni interessati), la Lombardia (60,1%) e il Veneto (56,3%).