Un grande network per la Lobby del pianeta
Le dimissioni di Yvo De Boer, il Segretario generale dell’UNFCCC, accentuano ulteriormente una necessità: sul fronte dei cambiamenti climatici la pressione sui Governi da parte della società civile deve aumentare.
Fino ad ora la responsabilità se la sono accollata le associazioni ambientaliste. Ma lo scenario è cambiato. Da un lato gli interessi economici in ballo stanno diventando sempre più pressanti, dall’altro il richiamo generalista alla tutela dell’ambiente si è dimostrato inefficace perché nel medio periodo il messaggio ha dato prova di non fare più presa sull’opinione pubblica e di disperdersi.
Dunque così come avviene nel mondo dell’economia, le diverse azioni di pressione sui Governi dovrebbero essere strutturate in modo più capillare e radicato, secondo una segmentazione che identifichi gli interessi specifici dei membri della società.
L’obiettivo dovrebbe essere quello di coinvolgere l’opinione pubblica per garantire continuità nel tempo ed evitare di delegare a pochi un elevato susseguirsi di interventi che potrebbero invece essere ripartiti fra molti, in base ad una vera e propria suddivisione del lavoro.
Un modo per accrescere quindi il livello di coinvolgimento e stimolare una nuova partecipazione potrebbe essere quello di far leva sull’appartenenza dei singoli ad una categoria specifica.
Qualche esempio: i medici per la qualità dell’aria, le mamme per i parchi in città, i sub per la tutela delle aree marine, gli urbanisti per l’efficienza nella mobilità. Sono molte le categorie individuabili, alcune peraltro già attive, che dovrebbero però riunirsi in un’unica grande rete che possa rappresentare la lobby del pianeta. Un network efficiente e trasversale dei piccoli interessi che agisca in modo mirato per l’ottenimento di obiettivi specifici e si raccolga in termini istituzionali sotto un unico ombrello.
In questo modo, dal momento che i cambiamenti climatici interessano tutti, un numero sempre maggiore di segmenti di società potrebbe essere coinvolto.
Nel gesto di De Boer si può vedere questo messaggio: il Segretario generale dell’UNFCCC ha lasciato la strada della diplomazia per scegliere quella dell’azione e così dovrebbe fare l’opinione pubblica.