Mobilità sostenibile a piccoli passi
Le vacanze sono finite, le scuole sono ricominciate e l’ immagine delle nostre città d’agosto quasi vuote, con poco traffico e zero code, ormai è solo un nostalgico ricordo.
Siamo già tornati al consueto stress da traffico e i tempi di spostamento sono di nuovo quelli che richiedono una buona dose di pazienza e self control.
Sulla scia di questa malinconico ritorno alla realtà, la Settimana europea della mobilità sostenibile, che inizia oggi, potrebbe veramente rappresentare un’ottima occasione per riflettere tanto per gli amministratori quanto per i cittadini. Iniziative come questa infatti dovrebbero essere più che un esempio di greenwashing o un pretesto per lavare le nostre coscienze, un’opportunità di crescita sociale e culturale.
Non con l’idea estrema che si dovrebbe imporre a tutti indistintamente di iniziare la giornata sulle note di “I want to ride my bicycle”, ma con l’ambizione di indurre i cittadini ad agire con maggiore consapevolezza, considerando con cognizione di causa gli effetti delle azioni quotidiane, soprattutto quelle che vengono replicate centinaia di volte durante l’anno.
“Eh ma – alcuni potrebbero replicare – finché i treni fanno tanto ritardo com’è possibile?” E altri potrebbero aggiungere: “Con tutto lo smog che c’è perché proprio io dovrei portare mio figlio a scuola a piedi?”
Ma questo non è esattamente il comportamento che hanno avuto i capi di governo a Copenhagen?
Se continueremo a chiederci se è nato prima l’uovo o la gallina, il cane continuerà a mordersi la coda.
Senza dover scomodare quindi antichi proverbi del tipo “chi ben comincia è a metà dell’opera”, l’occasione potrebbe essere quella giusta per porre l’attenzione, senza retorica però, su concetti fondamentali come comunità, sostenibilità e cittadinanza.
Non è più dato a nessuno stare a guardare. Il Summit di Cancun si avvicina, guadagnamoci il diritto di poter dire la nostra sull’operato di chi a dicembre deciderà del nostro futuro.