Rinnovabili e nucleare
Tra i provvedimenti sul clima e l’energia approvati ieri dal Parlamento europeo ce n’è uno che stabilisce la quota di rinnovabili da raggiungere per ogni paese al 2020: per l’Italia la quota è 17% (quindi meno del 20% teoricamente richiesto dall’Unione). Il punto è che l’Italia nel 2005 con le fonti rinnovabili produceva solo il 5% di tutta l’energia consumata, che raggiunge la folle cifra di 900 terawattora (TWh) o se preferite di 200 milioni di tonnellate equivalenti di petroli (Mtep). Per amor di patria concediamoci un altro punto guadagnato con le installazioni eoliche e fotovoltaiche nell’ultimo triennio, dunque la strada da percorrere è di 11 punti percentuali di rinnovabili da macinare in dodici anni, quasi un punto percentuale all’anno, corrispondente, a domanda costante, a 99 TWh di produzione energetica da rinnovabili.
Proviamo a fare un ragionamento sull’eolico: se è vero quel che scrive l’Anev sul suo sito, in Italia entro il 2020 si potrebbero installare impianti eolici in quantità tale da produrre altri 23 TWh elettrici in più rispetto agli attuali 4. Quindi nell’ipotesi che gli impianti si facciano davvero ci restano altri 76 TWh di rinnovabili da scovare da qualche parte, ma dove?
Il fotovoltaico costa troppo (siamo a circa 5 volte il costo del vento per ogni watt installato), il geotermico è fermo e le proteste sono spesso fortissime, il solare termodinamico si costruisce in Spagna e negli Usa ma da noi siamo alla perenne sperimentazione.
Ci resterebbe il risparmio, ma leggiamo (v. articolo sotto) che i provvedimenti governativi lo frenano riducendo drasticamente le agevolazioni fiscali o secondo alcuni addirittura azzerandole (hanno introdotto un perverso meccanismo di silenzio-dissenso per cui tu fai domanda e se nessuno ti risponde entro 30 giorni vuol dire no).
E allora? La strada sembra spianata per le centrali nucleari di Scajola, 10mila MW nucleari, che potrebbero produrre fino a 90 TWh, giusto giusto nel 2020…