Fa freddo, e allora?
L’ondata di freddo e neve che ha colpito l’Europa e un po’ tutto l’emisfero nord è un segnale climatico positivo per i negazionisti di casa nostra: siccome fa freddo e nevica tutti i climatologi del mondo (pardon, dell’Ipcc) si sbagliano e l’aumento antropico dei gas serra è un’invenzione degli ecologisti terroristi alla Michael Crichton, pace all’anima sua. Vediamo di dare qualche risposta a questo mare di stupidaggini. Prima questione, la differenza tra tempo e clima: il tempo meteorologico caratterizza le condizioni di ogni giorno mentre il clima è definito su periodi medio lunghi (dai decenni in su) ed è basato sull’analisi statistica delle condizioni meteorologiche. Seconda questione, l’analisi statistica evidenzia sempre una distribuzione di fenomeni (per esempio le temperature tipiche invernali) nell’ambito di una gamma più o meno ampia, quindi la variabilità delle temperature da un inverno all’altro è “normale”. Ancora, un inverno nevoso e freddo come quello di quest’anno c’è stato quattro anni fa (almeno qui in Emilia da dove scrivo) mentre negli anni sessanta-settanta era la norma, nel senso che la neve arrivava in novembre e restava nei paraggi fino ad aprile praticamente tutti gli anni (il detto sotto la neve pane qualcuno lo ricorda?). Per analisi più dettagliate delle tendenze alla diminuzione della nevosità e all’aumento delle temperature invernali si rimanda alla letteratura tecnica, che abbonda di materiali in questo senso. Quel che invece dovrebbe allarmare è la crescente variabilità delle condizioni meteorologiche, che tendono a presentare continuamente situazioni estreme, in un senso o nell’altro: per esempio l’estate scorsa (sempre in Emilia) è praticamente smesso di piovere da metà giugno fino a fine ottobre (siccità), è quando la pioggia è arrivata non si è più fermata (rischio alluvione e dissesto idrogeologico). Esattamente quel che prevede la modellistica Ipcc, che non si limita a descrivere un incremento (medio) delle temperature globali ma anche un aumento della variabilità e dei fenomeni estremi. Con buona pace dei negazionisti da osteria.