La crisi fa bene al clima?
A rischio di apparire impopolare vi confesso che questa crisi economica così vasta e profonda mi pare una “mano santa”, come dicono a Roma, cioè provvidenziale per la Terra, e per il suo clima in particolare. Le notizie sui consumi energetici in Italia per esempio parlano di un calo dell’8-9%, e siccome da noi energia vuol dire (quasi) solo fonti fossili è facile prevedere che grazie alla crisi il 2008 apparirà nelle statistiche come il primo anno di drastico calo delle emissioni di gas serra, in questo Paese dove Kyoto, pur così modesto nei suoi obiettivi, appare ancora un miraggio. Se poi si avverassero le previsioni degli economisti, prima unanimi a prevedere magnifici e inarrestabili progressi e ora tutti concordi a prevedere un anno o due di profonda recessione, forse potremmo guardare con maggiore fiducia al 2012, anno in cui dovremmo essere tornati sotto i livelli di emissione del 1990, come da accordi internazionali da noi sottoscritti e ratificati. Se poi infine il governo volesse approfittare della crisi per lanciare una politica di spesa pubblica (un “pacchetto”, come si dice adesso) orientata al risanamento ambientale e climatico del paese, per esempio una campagna di coibentazione sistematica del patrimonio immobiliare nazionale, come suggeriscono Cgil e Legambiente, allora forse, oltre agli obiettivi di Kyoto, potrebbe cogliere anche quello di uscire in fretta da una crisi che, se non presa sul serio, potrebbe decretarne la fine politica.