Sopravviveremo?
Alcuni scienziati ormai lo scrivono e lo dicono apertamente: l’umanità potrebbe non farcela a reggere il riscaldamento climatico atteso di qui a fine secolo (o forse anche prima). Altri si spingono ancora più in là e dichiarano apertamente che non c’è speranza. Sull’ultimo numero di New Scientist la copertina è dedicata alla Terra nel 2099, un pianeta che potrebbe diventare irriconoscibile e soprattutto quasi del tutto inabitabile… Il problema è che nonostante la gravità degli allarmi, le emissioni di anidride carbonica (e degli altri gas serra) non solo non diminuiscono ma continuano ad aumentare. Per dirla con Paul Crutzen, meteorologo premio Nobel per la chimica per i suoi studi sull’effetto dei Cfc sull’ozono stratosferico,”Vorrei essere ottimista ma non vedo ragioni per esserlo. Per salvarci dovremmo ridurre le nostre emissioni di carbonio [in atmosfera] del 70% entro il 2015. Attualmente ce ne mettiamo il 3% in più ogni anno.” L’altrettanto famoso James Lovelock, il chimico padre di Gaia, l’ipotesi di un pianeta in omeostasi attiva il cui clima sarebbe regolato dalla vita, ha addirittura pubblicato recentemente un nuovo libro su Gaia per descrivere lo sconquasso irreparabile che ci attende a causa della non linearità del sistema Terra e delle sue reazioni inconsulte all’aumento dell’effetto serra (uno scatto di +5 °C e non un progressivo aumento della temperatura come previsto dai modelli correnti). Che dire? Speriamo che si sbaglino e soprattutto speriamo che i consulenti scientifici dei potenti della Terra li convincano ad agire subito in maniera coerente e massiccia, introducendo ad ogni livello piani di protezione climatica drastici ed efficaci. Parlatene in giro… potrebbe essere importante!