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Se il cambiamento climatico rallentasse

14 marzo 2009 0 commenti

I negazionisti  _ sempre alla disperata ricerca di qualche appiglio per negare l’innegabile _ sostengono che il cambiamento climatico sta rallentando.  Ora, va premesso che i trend lineari in costante salita non sono propri di un sistema complesso come quello climatico, così ricco di feedback positivi e negativi. Ma sarebbe bene ricordare loro l’andamento del decennio in corso e di quello precedente e di quello che li precede ancora, tutti innegabilmente al rilazo. E ricordargli  il fatto che dopotutto il 2008 è stato secondo la NOAA l’8° più caldo dal 1880 ad oggi.

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in particolare è stato il 6° più caldo sulle aree emerse e il 10° sugli oceani, a causa dello sviluppo fino a giugno del fenomeno climatico chiamato “la Nina”, che ha raffreddato le acque del Pacifico (e, raffreddando gli oceani, ha marginalmente ridotto la temperatura globale).

Land
Ocean
Land and Ocean
+0.81°C (+1.46°F)
+0.37°C (+0.67°F)
+0.49°C (+0.88°F)
6thwarmest
10th warmest
8th warmest
2007 (+1.02°C/1.84°F)
2003 (+0.48°C/0.86°F)
2005 (+0.61°C/1.10°F)

Gennaio e febbraio 2009 confermano l’8° posto

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E in gran parte del pianeta il periodo gennaio-febbraio è stato più caldo delle medie 1960-1990.

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Ma ammettiamo  per un attimo che il sistema climatico si stia stabilizzando a livelli che restano record rispetto alle medie. Magari fosse, magari. Ma purtroppo non necessariamente sarebbe una buona notizia.

Vediamone il perchè. Uno studio pubblicato lo scorso autunno su “Procedings of the national academy of sciences” e presentato alla recentissima conferenza scientifica di Copenaghen segnala come le serie storiche di otto grandi trasizioni climatiche indichino che proprio un rallentamento del trend è stato un sistematico segnale di allarme prima di un cambio climatico catastrofico: la quiete prima della tempesta .

Il lavoro, intitolato “Slowind wons as an early warning signal for abrupt climate change”  (rallentamento come segnale anticipato di allarme di  cambiamenti climatici improvvisi), è stato realizzato da un team di scienziati tedeschi e olandesi che ruota attono a Marten Sheffer della Wainingen university e da Hermann Held del Postdam institute for climate impact research.  <Nella storia della Terra – affermano _ periodi di clima relativamente stabile sono stati spesso interrotti da cambiamenti improvvisi. Una delle spiegazioni è che si è raggiunto un tipping point (una soglia dopo la quale si innesca un cambiamento rapido). Per comprendere questa dinamica abbiamo analizzato otto casi di cambiamenti climatici improvvisi registratisi in passato e abbiamo trovato che in tutti i casi si è prima verificato un rallentamento delle fluttuazioni. Questo rallentamento può essere mostrato matematicamente come un marchio del raggiungimento del tipping point.  Dato che il meccanismo che causa il rallentamento è intimamente correlato alla dinamica successiva suggeriamo che la presenza di un rallentamento delle dinamiche climatiche possa essere usata come un segnale di allarme avanzato di possibili cambiamenti climatici catastrofici>.

Chiaro?

Certo, un cambiamento potrebbe essere determinato anche da altri fattori. Più semplicemente da una riduzione del “forzante radiativo”, cioè del fattore che sta modificando il clima, nel nostro caso l’immissione in atmosfera di grandi quantità di gas serra. Peccato che le emissioni di gas serra continuino ad aumentare. E che si riduca contemporaneamente anche la capacità di alcuni “sink” (i grandi assorbitori naturali di co2, in primis gli oceani) di assorbire Co2.

In altre parole, il sistema climatico (in larga parte a causa delle attività antropiche) si sta ancora riscaldando e il fatto che il decennio che stiamo vivendo è il più caldo mai misurato sta lì a provarlo. Ma nel caso ci fosse un rallentamento non causato dalla riduzione delle emissioni o da altri fattori chiari ed espliciti, non c’è molto da star allegri. Non è detto che potremmo stappar bottiglie e far festa.

E la morale è:  la Terra non ci toglierà le castagne dal fuoco da sola.

Nostra è la colpa, nostro dovrà essere l’impegno per risolvere il problema.

Parafrasando Robert A. Heinlein e Milton Fredman, in climatologia non ci sono pasti gratis…

Alessandro Farruggia

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