Lipu: addio passeri. Anche a Firenze sono sempre di meno.
Nuovi dati e nuovo allarme sul drammatico calo dei passeri: rispetto a soli 10 anni fa, Passera d’Italia e Passera mattugia, due delle specie più diffuse nel nostro Paese, sono calate nel comune di Firenze rispettivamente del 20% e del 45%. Una conferma, quella del capoluogo toscano, che arriva dopo il dimezzamento registrato di recente a Livorno e in numerose città della Lombardia e del Nord Italia.
E l’allarme passeri è stato rilanciato dalla LIPU a Pisa durante il convegno “Passeri in crisi?”, organizzato nei giorni scorsi da LIPU, Università di Pisa e Provincia di Pisa per fare il punto della situazione in Italia e in Europa.
Le cause del declino nelle città sono numerose e da imputare non solo all’espansione urbanistica e all’inquinamento atmosferico ma anche all’accumulo di metalli pesanti e di sostanza chimiche nei nidiacei, così come contribuisce al declino la predazione dei passeri da parte di altre specie (gatto e Gazza) e la competizione subita dal Colombo (sul cibo) e dallo Storno (per i luoghi di nidificazione).
Oltre che in città, i passeri scompaiono anche dalle campagne: le cause sono l’aumento delle monocolture intensive, l’uso di pesticidi, e conseguente riduzione degli insetti, cui si aggiungono la riduzione dei campi incolti e delle erbe spontanee, lo spostamento delle semine dalla primavera all’autunno (che causa la perdita delle stoppie di cui si cibano gli uccelli).
IL TREND DEI PASSERI IN ITALIA – A Livorno, confrontando i dati dell’Atlante ornitologico del ’92-’93 con quello, realizzato dalla LIPU nel 2006, la riduzione della Passera d’Italia è stata del 53,6%, mentre quella della Passera mattugia del 42,2 per cento.
Nell’Italia del Nord, secondo una ricerca realizzata dall’ornitologo Pierandrea Brichetti che ha preso in esame il decennio 1996-2006, la riduzione dei passeri si attesta intorno al 50 per cento.
Il progetto MITO2000, infine, che ha studiato l’andamento delle specie di uccelli più diffuse nelle aree rurali, ha evidenziato un calo per la Passera d’Italia (-27%), per la Passera mattugia (-38%) e la Passera sarda (-38%).
Altre conferme di cali anche marcati sono arrivati da ricerche presentate durante il convegno di Pisa ed effettuate a Treviso (tracollo della Passera mattugia, -50% tra il 2004 e il 2008), Roma (cali tra il 60 e l’80% tra il 1973 e il 2007), in alcune aree dell’Emilia-Romagna (scomparso un intero dormitorio) ma anche all’estero in città e metropoli europee come Leicester (Inghilterra), Varsavia, Amsterdam, Londra e Parigi.
Oltre che ai cambiamenti dell’habitat, il passero in Italia soffre anche la caccia “in deroga” autorizzata nelle province di Forlì Cesena (Passera d’Italia e mattugia) e in quella di Ravenna (Passera d’Italia).
Dopo i timori sollevati dal drastico calo (-60%) registrato nel Regno Unito negli anni Ottanta e prima metà dei Novanta, la LIPU ha avviato dal 2006 la campagna “SOS passeri” per il monitoraggio dei passeri, cui collabora il CISO (Centro italiano Studi Ornitologici), un progetto volto alla sensibilizzazione del pubblico e degli amministratori locali sui problemi ecologici degli ecosistemi urbani e sugli ambienti rurali dove nidificano questi uccelli.
“La situazione difficile dei passeri – dichiara Claudio Celada, Direttore Conservazione Natura LIPU e chairman del convegno di Pisa – è un indicatore importante di come la pressione antropica sull’ambiente e il nostro stile di vita e di consumo siano del tutto insostenibili. Città inquinate e prive di verde e campagne con monocolture e uso di pesticidi stanno causando effetti diretti sulla biodiversità. Oltretutto i passeri condividono con noi, soprattutto in città, lo stesso habitat e dunque non possiamo certo escludere che le cause del declino dei passeri non stiano producendo effetti negativi anche sulla nostra salute.
“Da parte nostra – continua Celada – proseguiremo nel progetto passeri al fine di pervenire a un quadro preciso dell’andamento delle popolazioni animali e delle cause che ne stanno provocando il declino. Mentre continueremo a chiedere – conclude – città più pulite e un cambio di rotta delle politiche agricole, così da incentivare un modello estensivo e rispettoso dell’ambiente”.
span.jajahWrapper { font-size:1em; color:#B11196; text-decoration:underline; } a.jajahLink { color:#000000; text-decoration:none; } span.jajahInLink:hover { background-color:#B11196; }