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Nucleare: l’Edf sotto accusa per spionaggio contro Greenpeace

1 aprile 2009 0 commenti

Che Greenpeace disturbi i manovratori è cosa nota. E della quale, comprensibilmente,  se ne fa vanto. Anche se per questo ha pagato prezzi pesanti. Basti pensare a quello che fecero i  servizi segreti francesi, che nel 1985, nel tentativo di affondare la Raimbow Warrior con una bomba, causarono la morte di un occupante della nave di Greenpeace. E i servizi segreti francesi non sono stati i soli a prenderla di mira. In questi anni Greenpeace è stata fatta segno di decine di minacce, le sue navi e i suoi gommoni sono stati presi d’assalto e l’organizzazione è stata oggetto di centinaia di cause legali.

Adesso scopriamo _ e non è un bello scoprire _ che la magistratura francese ha aperto una inchiesta per spionaggio da parte di un grande gruppo industriale francese: Edf.  L’inchiesta _ forse _ chiarirà, ma sarebbe molto spiacevole se si dimostrasse che un grande e potente gruppo industriale di un paese democratico spia un piccolo, per quando “fastidioso” , gruppo di oppositori.

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 Ma veniamo alla storia. Oggi in Francia i media  rivelano (  http://www.lemonde.fr/archives/article/2009/03/31/deux-responsables-de-la-securite-d-edf-mis-en-examen-pour-espionnage-informatique_1174912_0.html ) che la società elettrica francese EDF, per la maggior parte di proprietà statale, è sospettata di aver spiato Greenpeace Francia. Azioni di pirateria avrebbero colpito i computer dell’organizzazione. 
Da parte sua Greenpeace condanna fermamente lo scandaloso spionaggio e l’invasione della privacy da parte di EDF. “Le pratiche di spionaggio di EDF sono un sintomo della segretezza che circonda l’energia nucleare. Come è stato dimostrato più e più volte, la democrazia e l’industria nucleare non possono convivere” spiega Rianne Taule, responsabile della campagna Nucleare di Greenpeace International.

“Greenpeace è un’organizzazione ambientalista non violenta” ricorda  Pascal Husting, direttore di Greenpeace Francia. “Il fatto di essere trattati come se fossimo dei terroristi per la nostra battaglia sul nucleare, dimostra soltanto l’insofferenza dell’industria nucleare a  un dibattito realmente aperto e democratico”.

La vicenda dello spionaggio è collegata alla diffusione di un documento tecnico, coperto da segreto miliare, che Greenpeace e l’associazione francese “Sortir du Nucleaire” hanno fatto nel 2006: l’EPR francese non resisterebbe a un incidente aereo con un jumbo jet (1)
 
(1) La corretta valutazione del rischio di un attacco aereo contro un Epr: http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/epr-aereo-francia
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L’incidente di Auckland (da Wikipedia)

Un’agente segreto, Christine Cabon, venne infiltrata sotto falso nome dai servizi segreti francesi nell’ufficio di Greenpeace ad Auckland. Suo compito era di informarsi sulle decisioni di Greenpeace riguardo alla questione Moruroa. Altri agenti, addestrati come sommozzatori, arrivarono alla fine di giugno in una baia nel nord della Nuova Zelanda come turisti; con loro avevano esplosivo, un gommone ed equipaggiamenti per sub. All’aeroporto di Auckland invece arrivarono i due “sposini svizzeri” Alain e Sophie Turenge, copertura per il maggiore Alain Mafart e il capitano Dominique Prieur. Il giorno dopo giunse in aereo il responsabile dell’operazione, il colonnello Louis-Pierre Dillais.

La Rainbow Warrior arrivò ad Auckland il 7 luglio e il 10 luglio, durante una festa a bordo per il compleanno di Steve Sawyer (responsabile del viaggio) alle 11:38 scoppia la bomba. Il colpo fu attutito dall’acqua e quindi quasi non percepito per chi era sulla terraferma, ma sulla nave fece tremare tutti, procurando uno squarcio di quasi un metro sullo scafo. Il capitano Peter Willicox ordinò a tutti di abbandonare la nave, prima di andarsene il fotoreporter Fernando Pereira andò a recuperare le macchine fotografiche. Alle 11:40 scoppiò la seconda bomba facendo cadere a terra il fotoreporter privo di sensi e al buio, annegò a causa dell’acqua che entrava dallo squarcio mentre la nave si rovesciò coricandosi sul fianco.

Questo era il primo attentato terroristico in Nuova Zelanda. Dopo due mesi di indagini da parte della polizia neozelandese e di Greenpeace, il 17 settembre, il giornale Le Monde annunciò che l’ammiraglio Lacoste e il ministro della difesa Charles Hernu erano al corrente dell’operazione di sabotaggio e forse l’avevano ordinata. Due giorni dopo venne destituito l’ammiraglio e il ministro diede le dimissioni. Il 22 settembre il primo ministro dichiarò, in un discorso in TV, che la nave era stata affondata da agenti segreti francesi per ordine del governo. Solo i due finti sposini furono processati, gli altri riuscirono a scappare, a 10 anni di carcere. L’8 luglio 1986 furono rilasciati dal carcere in Nuova Zelanda e confinati nell’atollo militare francese di Hao. Il governo francese pagò 7 milioni di dollari come risarcimento a Greenpeace con scuse ufficiali alla Nuova Zelanda e un’indennità imprecisata alla famiglia di Pereira.