Terremoti: le molte colpe della politica
E adesso non nascondiamoci dietro un dito. Non parliamo di fatalita’. Non alziamo le braccia. In un Paese geologicamente giovane come l’Italia un sisma come quello dell’Aquila e’ un evento inevitabile. Ma la gravita’ delle sue conseguenze e’ anche figlia dell’ignavia mostrata con varie declinazioni ma una stessa intonazione da tutti i governi italiani nei confronti della prevenzione sismica.
E’ la classe politica, che sapeva, poteva e doveva decidere di allocare risorse per mettere in sicurezza il patrimonio abitativo del Paese ,e che non l’ha fatto, ad essere corresponsabile di tante devastazioni.
Nella loro forza, i fatti parlano da se. I fatti gridano.
Negli ultimi 2500 anni l’Italia e’ stata interessata da 30 mila terremoti di media e forte intesita'(dei quali 330 distruttivi), che nell’ultimo secolo sono costati 120 mila vittime, che negli ultimi 40 anni http://www.protezionecivile.it/cms/attach/editor/sismicoappoggio/COSTO_TERREMOTI.ppt.pdf hanno determinato costi per oltre 100 miliardi di euro.
Le zone ad elevato rischio sismico sono ben note http://zonesismiche.mi.ingv.it/pcm3519.html, eppure, nonostante questo, in Italia, il rapporto tra i danni prodotti dai terremoti e l’energia rilasciata nel corso degli eventi è molto più alto rispetto a quello che si verifica normalmente in paese ad alta sismicita’. Ad esempio, il terremoto del 1997 in Umbria e nelle Marche ha prodotto un quadro di danneggiamento (senzatetto: 32.000; danno economico: circa 10 miliardi di Euro) confrontabile con quello della California del 1989 (14.5 miliardi di dollari), malgrado fosse caratterizzato da un’energia circa 30 volte inferiore. Sfortuna? Non scherziamo.
Questo accade perche’ nonostante gli allarmi degli addetti ai lavori, nonostante le filippiche dei vari responsabili della Protezione Civile, con un patrimonio abitativo vecchio come il nostro la prevenzione e’ come l’araba fenice. E riceve spiccioli. Le iniziative di alcune regioni (Toscana, Sicilia) e per alcuni settori (le scuole) sono meritorie ma c’ un problema di scala. Quello che serve e’ un grande piano nazionale per la messa in sicurezza antisismica. Sono decenni che la politica dice che e’ necessario farlo, ma alle parole non seguono i fatti.
In Italia solo nelle zone sismiche piu’ pericolose ci sono 7 milioni di edifici costruiti prima della legge che introduce la classificazione e stabilisce degli obblighi di qualita': per metterli in sicurezza servono oltre 200 milioni di euro, che tra l’altro andrebbero ad una pluralita’ di aziende edili e porterebbero ricchezza in un momento di crisi. E’ piu’ importante questo o sono piu’ importanti le grandi opere come il Ponte sullo Stretto?
I parenti delle vittime di questo terremoto il dubbio non ce l’hanno, milioni di cittadini neppure. I politici che ancora non ce l’hanno _ e tempo che le cronache parlamentari dei prossimi mesi ci mostreranno che sono in tanti _ farebbero bene a farselo venire. Altrimenti e’ tutto scritto, tutto drammaticamente evidente: avremo altri morti e altre devastazioni.