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Enel Green Power: un altro geotermico è possibile (senza scordare il vecchio)

17 aprile 2009 0 commenti

dall’inviato ALESSANDRO FARRUGGIA

_ RENO (NEVADA) _Guardi l’impianto avvolto nella surreale tempesta di neve che spazza il deserto del Nevada e vedi uno scorcio sul futuro della  geotermia. Per capire di che si tratta occorre dimenticare Larderello. Scordare l’Amiata. Le torri di raffreddamento, i fumi delle cattedrali del geotermico italiano sono semplicemente un’altra cosa rispetto agli impianti inaugurati ieri nel Nevada. I 31 impianti gestiti in Toscana da Enel Greenpower (711 MW che producono 5,6 miliardi di Kwh all’anno, ai qual dal 2011 si aggiungeranno altri 112 MW) sorgono infatti su  campi geotermici capaci di fornire vapore ad alta temperatura e pressione. Tra i pochi al mondo con quelle caratteristiche: quelli industrialmente sfruttati sono infatti appena una decina (i più importanti dei quali sono Larderello e The Geysers in California).  Ma sulla Terra ci sono molti campi geotermici a bassa e media temperatura, oggi largamente  inutilizzati per produrre elettricità sebbene secondo un studio del World geothermal forum ci sia un uso diretto del calore geotermico in ben 55 paesi per una capacità equivalente di 28.000 MwTermici. Solo in Europa 18 paesi usano il calore a bassa e media entalpia con applicaizoni per uin totale di 2490 MwTermici installati.

Ma il geotermico a media entalpia può essere utilizzato anche per produrre elettricità. E qui si gioca la scommessa industriale di Enel Greenpower _ che ha una capacità installata di 4500 MW  in tutto il mondo e produce da rinnovabili 17 miliardi di chilowattora _ che ha perfezionato la tecnologia geotermica detta “a ciclo binario” che invece del vapore usa acqua calda a 130-150 gradi prelevata a 600 metri di profondità, attraverso uno scambiatore gli sottrae calore e lo trasferisce ad un fluido _ l’isobutano – che  si vaporizza, si espande in turbina per poi essere condensato e riavviato alla sezione di partenza. L’acqua pompata dal sottosuolo, una volta utilizzata, viene reimmessa sottoterra. Il ciclo è chiuso, pulito, con impatto ambientale praticamente nullo: niente fumi, niente contaminazione delle acque, solo un po’ di rumore. Stillwater e Salt Wells, le due nuove centrali, hanno una capacità installata di 65 MW lordi, attraverso i qual saranno prodotti più di 400 milioni di chilowattora all’anno, in grado di soddisfare 40 mila famiglie americane evitando l’emissione in atmosfera di 300 mila tonnellate all’anno di Co2.

“In questo progetto _ spiega Francesco Storace, presidente di Enel Green Power _ abbiamo investito 200 milioni di dollari. In portafoglio abbiamo progetti una serie di altre unità per 150 MW tra il Nevada, in California e nello Utah. La tecnologia binaria ci può consentire di usare fluidi a media temperatura. In Italia ad esempio ne studiamo l’utilizzo in buona arte della Toscana, così come nel Lazio, in Campania e anche in Sicilia orientale e nella zona dei Colli Euganei, in Veneto”.

Enel Green power, che conta di raddoppiare nei prossimi anni la capacità installata eolica, solare, geotermica, idro e biomasse investendo 7-800 milioni di euro all’anno (provenienti in larga parte dal cash flow), ci crede. E se in Italia il processo autorizzativo fosse come in Nevada (severo ma rapido) questo nuovo geotermico potrebbe contribuire a creare quel puzzle energetico a  basso impatto reso necessario dalla lotta ai cambiamenti climatici.  Ma vista la storia della repubblica,  il condizionale è d’obbligo.