Clima: Cina e India accettano il limite dei 2 gradi
Dall’inviato
ALESSANDRO FARRUGGIA – Due gradi e non più. I leader di Australia, Brasile, Canada, Cina, Unione Europea, Francia, Germania, India, Indonesia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Messico, Russia, Sudafrica, Regno Unito e Stati Uniti riunti nel Mef, l’organismo che raccoglie i paesi responsabili dell’80% delle emissioni di anidride carbonica, riconoscono che “l’incremento nella temperatura media rispetto ai livelli preindustriali non dovrà superare i due gradi (la temperatura è già salita di 0.8 gradi. Nda): in questo contesto dovremo lavorare fra oggi e la conferenza di Copenaghen per identificare un obiettivo globale per ridurre in maniera sostanziale le emissioni entro il 2050”. E’ la prima volta che paesi come Cina, India, Indonesia accettano di porsi un target che implicitamente comporta pesanti tagli alle emissioni _ grossomodo il 50% entro il 2050 _ anche se gli stessi paesi ieri hanno rigettato la bozza che confermava esplicitamente anche per loro l’obiettivo preso ieri dai paesi del G8: un impegno a tagliare globalmente del 50% le emissioni entro il 2050. “L’accordo sul clima raggiunto dal G8 _ ha ribadito ieri il consigliere Dai Bingguo _ non ci vincola”. E non potrebbe essere diversamente visto che la Cina non fa parte del G8. La Cina però, riaffermando il proprio “diritto allo sviluppo”, è stata per la prima volta disponibile ad accettare il “target implicito” dei due gradi e ora punta al vertice di Copenaghen: con l’India vuole trattare sul prezzo del “si” ad un accordo globale, che comunque si sa in partenza non porterà a obblighi legali ma solo a impegni volontari. Si poteva fare di più e di meglio? “Sul clima il G8 ha fatto passi importanti _ ha detto il presidente Obama _ ma sono il primo a dire che il progresso su questo tema non sarà facile. Non possiamo aspettarci di risolvere il problema in un summit. Bisogna combattere la tentazione del cinismo. Posso dire che comprendo le ragioni dei paesi in via di sviluppo ma la loro partecipazione è un prerequisito per una soluzione. Come è certo che i paesi sviluppati hanno la responsabilità di prendere la guida del processo. Ed è quel che faremo”. Soddisfatto anche Berlusconi. “Dopo gli incontri di oggi possiamo guardare con molto maggiore ottimismo a Copenaghen, anche perchè da parte di India e Cina c’è stato un atteggiamento molto positivo che ci ha sorpreso”. E così Sarkozy, Brown, la Merkel. Ma gli ambientalisti sono durissimi. “Niente obiettivi vincolanti e niente target di medio termine: la speranza è stata affondata dalla mancanza di leadership dei capi di governo del G8. Questo fallimento è un fallimento del G8” accusa Giuseppe Onufrio di Greenpece. “Qualche progresso è stato fatto _ concede Stefano Leoni del Wwf _ ma ancora non ci siamo: servono obiettivi a breve e finanziamenti”. E gli ambientalisti hanno un autorevole alleato: il segretario dell’Onu, Ban Ki Moon. . Ci proverà lui, a settembre a New York, a fare di meglio. Ma è improbabile che prima di Copenaghen possa ottenere di più.