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Conto alla rovescia per i precari dell’Ispra

8 agosto 2009 0 commenti

divieto20di20accesso
Li stanno mandando in ferie, ma a tempo indeterminato: anni di studio e di impegno per formarsi e poi trovare un contesto lavorativo adeguato al loro curriculum e ora rischiano di trovarsi per strada, per di più in una crisi economica grave e in un Paese per il quale il ruolo della ricerca è tanto elogiato a parole quanto negletto nei fatti.
La storia dei precari dell’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), non è diversa da quella dei precari di molti altri enti di ricerca italiana. E non induce per nulla all’ottimismo, sia per la loro sorte che per quella della ricerca pubblica.

Loro, peraltro, le provano tutte per non essere dimenticati da un paese distratto che trova più interessanti le storie di veline e dintorni della sorte dei suoi figli. Per non essere dimenticati, anche ad agosto i precari dell’Ispra hanno scelto di non mandare in ferie la loro protesta e di mettere in scena a Piazza Navona il loro clip autoprodotto “Non sparate alla ricerca”, dove un personaggio mascherato (nel quale ciascuno può vedere vuoi i burocrati che non gli hanno rinnovato i contratti, vuoi i politici che hanno ordinato ai burocrati di farlo, vuoi gli interessi ai quali fa comodo che ci siano sempre meno controlli ambientali…) “giustizia” i ricercatori, che poi si rialzano abbandonando sul prato i loro camici, costretti loro malgrado a scegliere una nuova vita (si spera) lavorativa.

Sono oltre 200 i lavoratori atipici che sono stati allontanati dall’Ispra il 30 giugno, alla scadenza dei loro contratti, e altri 230 li seguiranno da qui a dicembre: l’intensificarsi della lotta, nel periodo estivo, è dovuto proprio ai tempi stretti disponibili per risolvere la drammatica situazione occupazionale dell’Istituto, oltre alla preoccupazione per le attività che interessano tutti i cittadini: sono state infatti cancellate professionalità che si occupano di controlli ed emergenze in mare, rifiuti, certificazioni ambientali, emissioni in atmosfera, radiazioni nucleari, monitoraggio della qualità dell’ambiente urbano, inquinamento elettromagnetico, valutazione di impatto ambientale.
Perché mandare a casa i precari dell’ambiente quando si sa che le ripercussioni ricadranno sui cittadini e la loro tutela? Ognuno, pensandoci, può trovare le risposte.

Neanche il decreto anticrisi, approvato nei giorni scorsi dal Parlamento e che avrebbe dovuto “salvare” i precari, prende in considerazione la situazione dell’Istituto. Ecco perché i lavoratori sono tornati in piazza a chiedere un incontro al loro ministro vigilante, la titolare dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo. Si è molto impegnata (e in parte con successo) sull’articolo 4 del decreto anticrisi. Risponderà ai “suoi” ricercatori? Vedremo.

La situazione dell’ISPRA al momento non lascia grande spazio all’ottimismo: non esiste ancora uno Statuto, che tarda ad arrivare nonostante i commissari nominati dal ministro, che dovrebbero gestire soltanto l’ordinaria amministrazione, siano lì ormai da un anno. Arriverà forse in pieno agosto, comunque tardi rispetto alla necessità di far funzionare una macchina tanto complessa.

Il clip messo in scena a Piazza Navona è disponibile online all’indirizzo web
http://www.youtube.com/watch?v=BPLRIfalRhw
insieme a una petizione destinata al ministro Prestigiacomo, su cui sono state già raccolte oltre 3mila firme e altre ne aspetta, mentre il video su YouTube ha già registrato oltre 7mila visualizzazioni.

Dateci una occhiata.