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Navi dei veleni, si muove il ministero dell’Ambiente

14 settembre 2009 0 commenti

prestigiacomo
Il ritrovamento di un relitto sospetto al largo di Cetraro, probabilmente quello della motonave jugoslava Cunsky, secondo il pentito Francesco Fonti affondata con a bordo 120 fusti di rifiuti radioattivi, ha squarciato il velo di silenzio sulle navi dei veleni mandate a picco nelle acque calabresi.
E ora, dopo quasi vent’anni di denunce degli ambientalisti cadute nel vuoto, di indagini ostacolate o lasciate senza fondi, di immobilismo, qualcosa si muove.
Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, appena giunta in Cina in missione, ha dato ordine di informare la Procura di Paola che le strutture del ministero «sono a disposizione per ogni accertamento la Procura voglia disporre». E dal gabinetto del Ministro fanno sapere che «è stato attivato un coordinamento operativo fra Corpo delle Capitanerie di Porto/Guardia Costiera, Noe dei Carabinieri, Ispra e direzione competente del Ministero». Oggi al ministero si terrà un vertice. «L’obiettivo — dicono al ministero — è quello di mettere in campo tutte le unità e le conoscenze tecniche che possano agevolare l’accertamento di ciò che è sepolto in fondo al Tirreno e, quindi, eventualmente programmare gli interventi necessari».
Ma in Calabria chiedono fatti. Silvio Greco, assessore all’Ambiente della Regione Calabria, che ha mobilitato l’Agenzia calabrese per l’ambiente e ha finanziato con 70 mila euro la ricognizione con un veicolo subacqueo “Rov” che ha consentito la scoperta, è molto cauto. «Mi fa piacere che qualcosa si muova — dice — ma considererò la risposta soddisfacente solo ad avvenuta bonifica della nave trovata al largo di Cetraro e dell’individuazione di tutte le altre navi». «E’ essenziale — dice Greco, che prima di entrare nella giunta calabrese è stato per decenni uno de più qualificati biologi marini italiani — procedere ad un campionamento dei bidoni a bordo della nave: io per legge non posso farlo, deve occuparsene il ministero. La presenza di rifiuti radioattivi sarebbe gravissima perchè contaminerebbe l’ecosistema: è quindi essenziale capire subito con cosa abbiamo a che fare e poi avviare una ricerca delle altre navi. Serve un piano straordinario per i rifiuti tossici scaricati nel nostro mare e sul nostro territorio. Un piano del quale ovviamente la Calabria vuole essere protagonista».
Oltre alla “Cunsky” (affondata presumibilmente nel 1992) vanno trovati i relitti delle sue “gemelle”: la “Yvonne A” e la “Voriais Sporadis” (1992). E, ancora, della “Nikos I” (1985), della Mikigan (1986), della “Rigel” (1987), della “Four Star I” (1988), della “Marco Polo” (1993), della “Koraline” (1995). Nove navi in acque calabresi/siciliane alle quali vanno aggiunte la motonave “Anni” affondata in Adriatico nell’agosto 89 mentre si dirigeva a Ravenna e della “Alessandro I” affondata al largo di Molfetta il 1° febbraio 92. Un elenco che secondo in pentito Francesco Fonti che parla di «trenta navi affondate» è purtroppo incompleto per difetto.