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Copenaghen, la Cina e altri inganni

28 novembre 2009 0 commenti

C’è molta confusione sotto il cielo di Copenaghen. Nei giorni scorsi è stata salutata con enfasi la (modesta) riduzione delle emissioni promessa dal presidente Obama. Ed è stata celebrata in pompa magna la notizia che la Cina aveva annunciato di ridurre del 40-45% l’intesità carbonica, cioè le emissioni carboniche per unità di Pil.

Grandi articoli sono stati pubblicati, e spesso anche facendo grande confusione, perchè in tanti hanno scritto che la Cina si impegnava a ridurre le proprie emissioni del 40-45%. E questa è una colossale cantonata. La voglia di vedere progressi anche dove non ci sono o dove sono largamente inaguati alla bisogna, distorce la realtà.
Primo perchè pensare a una riduzione delle emissioni della Cina, tantopiù di quella entità, è assolutamente irrealistico, dato che quel paese ha sempre riaffermato orgogliosamente il proprio diritto allo sviluppo e il proprio impegno a raggiungere un livello di progresso comparabile a quello dei paesi dell’Osce. Quindi ad aumentare il Pil (e, conseguentemente, le emissioni). Cosa che infatti fa ininterrottamente dagli anni ’70.
Secondo perchè l’obiettivo di migliorare del 40-45% l’intesità carbonica è stato in realtà lanciato nell’aprile 2007, e quindi non è certo uno novità. E sarebbe probabilmente ottenibile anche seguendo le dinamiche in atto visti i processi di ammodernamento tecnologico e di modifica del portafoglio energetico (crescono rinnovabili e nucleare) in atto.
Terzo, perchè si è fatta confusione tra riduzione dell’intesità carbonica e riduzione delle emissioni. Che sono tutt’altra cosa. E anche in Cina viaggiano disaccoppiate. La riduzione dell’intensità carbonica è infatti una costante della storia cinese dagli anni ’70. E un dato chiarisce su tutti: dal 1990 al 2005 l’intesità carbonica si è ridotta del 25%, ma le emissioni sono aumentate del 100,9%. Quello che è accaduto è che il tasso di crescita dell’economia cinese _ dal 1990 al 2008 il valore del Pil cinese è passato da 1.854 miliardi di remimbi a 30.064 miliardi di remimbi _ si è “mangiato” e con gli interessi i progressi in efficienza. Considerando un aumento medio del Pil dell’5% da qui al 2020, ci saremmo già “giocati” il miglioramento dell’intesità carbonica. E dato che il tasso di crescita degli ultimi 29 anni in Cina è stato del 9.8% è pressochè certo che le emissioni cinesi aumentranno ancora. E significativamente.
Di che stiamo parlando allora? Del fatto che da più parti si cerca di vendere quello che non è. Del fatto che molti stati promettono tagli significativi che non sono tali: fanno credere alla gente che si stanno impegnando davvero per tagliare le emissioni di gas serra quando in realtà non è così.
Quella che si sta mettendo in atto a Copenaghen rischia insomma di essere l’ennesima cena delle beffe. Con le nazioni che fan grandi proclami per nascondere la loro sostanziale incapacità di agire, determinata da una volontà politica fiacca se non inesistente e orientata da ben altre priorità. E a forza di dire che il bicchiere è mezzo pieno (un vizio di molte associazioni ambientaliste, ad esempio) la verità è si rischia di morir di sete. Tanto per parlar chiaro.