Copenaghen: se Obama ci mette la faccia
E adesso un successo è un pò meno improbabile. Barack Obama aveva promesso che sarebbe andato a Copenaghen il 9 dicembre, sulla strada per Oslo dove andrà a ritirare il premio Nobel per la pace. Era un segnale positivo che indicava come gli Stati Uniti fossero disponibili ad un accordo politico ma non ad investirci tutto il loro peso e la credibilità del presidente nel momento finale della trattativa: dal 17 al 18 (e magari il 19) dicembre. Ma era una via di mezzo. Andava ma non nel momento decisivo. In molti hanno criticato Obama per questo. E Obama, l’uomo che ha accesso le aspettative di mezzo mondo, ha deciso che non poteva permettersi un mezzo successo. ”Dopo conversazioni con altri leader e visti i progressi che sono gia’ stati realizzati per dare una spinta dinamica ai negoziati – afferma una dichiarazione diffusa venerdi’ sera dalla Casa Bianca – il presidente Obama ritiene che la leadership americana puo’ dare risultati piu’ produttivi partecipando al vertice di Copenaghen il 18 dicembre, anziche’ il 9 dicembre”.
Nessuno vuole mettere la faccia su un fallimento. E la chiave della partecipazione di Obama è quindi che ci sono evidentemente buone, anzi ottime prospettive di un accordo politico. Se sarà un successo vero o di facciata è presto per dirlo. Ma che assieme a quasi tutti i grandi leader mondiali ci sia Obama e ci sia nel momento decisivo è una ottima notizia per chi tiene all’ambiente. Mai un presidente americano aveva partecipato ad una conferenza delle parti sui cambiamenti climatici. E anche solo questo da la misura della sua importanza. Obama ci sarà e ci metterà la faccia. Complimenti.