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Fallita la conferenza di Copenaghen. La plenaria “prende nota”, non “adotta”, l’accordo voluto da Obama e dalla Cina

19 dicembre 2009 0 commenti

accord
“I soldi messi sul tavolo per questo accordo sono, usando una metafora biblica, come 30 denari d’argento per tradire il nostro popolo. Signor presidente, il nostro futuro non è in vendita, noi votiamo contro”. Erano da poco passate le tre del mattino quando in plenaria il rappresentante di Tuvalu ha messo una pietra tombale sulla proposta di “accordo di Copenaghen” e ha decretato il fallimento della conferenza. E dopo Tuvalu è stata una valanga. Ha votato contro il Venezuela, la cui indignata rappresentante ha denunciato che “non si butta un accordo sul tavolo e si parte, non si può imporre un accordo: questo è un golpe contro la carta delle Nazioni Unite”. E poi ha votato contro la Bolivia, che si è detta “indignata per la metodologia usata” e determinata a “non votare a favore un documento di un piccolo gruppo di paesi che non ha l’autorità politica per imporre nulla”. E quindi è stata la volta di Cuba che ha denunciato “l’imperialismo dei un presidente che ha tentato di imporre un accordo scritto nelle segrete stanze” e poi di Costarica e quindi il Nicaragua, che ha posto in votazione una risolzione per dichiarare chiusa la conferenza e per riconvocarla a giugno 2010. Sei paesi erano più che sufficienti per bocciare la proposta perchè nelle Nazioni Unite vale il principio del consenso. Ma dopo una pausa si è aggiunto il Sudan, il suo capo delegazione Lumomba Di Ping ha tenuto un discorso durissimo nel quale ha paragonato il documento al genocidio e ha detto che “il documento condanna l’Africa a diventare una fornace”. Dopo sono intervenuti le Maldive _ un paese minacciato dai cambiamenti climatici _ che si è schierato con la proposta americana e poi Spagna, Canada, Australia, Etiopia in nome della Unione Africana, Francia, Svezia, Senegal e Regno Unito, Slovenia, Granada, il Giappone, Papua, la Norvegia, la Russia, le Filippine, l’Algeria, il Gabon, le Barbados. L’americano Todd Stern ha difeso ancora la “dichiarazione di Copenaghen”. “E’ estremamente spiacevole abbandonare una proposta simile, così concreta, e dovremmo adottarla”.
Ma sette paesi erano contro. E quindi ben prima che sorgesse il sole la conferenza era tecnicamente fallita. A dirlo implicitamente è stato il presidente Rasmussen alle 6.05. Ma Rasmussen non l’ha certificato formalmente e ha fatto continuare gli interventi fino a che alle 7.40 l’Arabia Saudita è sbottata: “Questa è la peggiore plenaria alla quale io abbia mai assistito. Personalmente sarei anche favorevole alla proposta, ma purtroppo non c’è consenso, se anche 15 po 30 altri paesi parlano a favore, questo non cambia la sfortunata soluzione. Ci sono delle regole secondo le quali questo organismo è regolato, e non è questo il giorno e il luogo per cambiarle. Traiamone le conseguenze”.  Il presidente delle Maldive ha lanciato un ultimo appello “dal profondo del mio cuore” ai paesi contrari.   Poi la palla è passata al presidente Rasmussen: incertissimo e irresoluto nella conduzione dell’assemblea come raramente capita di vedere “Sarei molto felice se questa conferenza adottasse il documento. Ma è una realtà che secondo le regole questo organismo prende le decisioni per consenso. Così, ci sono solo due opzioni. O stiamo strettamente sull’idea del consenso, e quindi il documento non viene adottato, oppure possiamo adottare questo documento e elencare in esso le obiezioni dei paesi contrari”. Alle 7,59 Rasmussen ha fatto votare le seconda proposta ma ovviamente c’era sempre il parere contrario di sette paesi e il documento non è stato adottato formalmente. Dalle 8.20 la plenaria è sospesa e si sta cercando una soluzione per chiudere i lavori salvando in qualche modo l'”Accordo di Copenaghen” (che non può essere approvato secondo le regole del consenso Onu). Alle 10.30, alla presenza del segretario generale Ban Ki Moon la plenaria ha finalmente approvato la decisione di “prendere nota dell’accordo di Copenaghen, inserendo nel testo il nome dei paesi che lo approvano”. Non si tratta di una adozione  dell’accordo di Copenaghen,  ma di una semplice “presa d’atto”. Una azione neutra, che non vincola legalmente il segretariato.
La vicenda è una lezione per chi come Usa e Cina hanno creduto di poter imporre con la forza un accordo a loro gradito. Ed è una lezione per chi come l’Europa si è turata il naso e ha avvallato un accordo impresentabile senza capire che non sarebbe mai riuscito a passare al vaglio dell’assemblea. Due gravi errori tattici che hanno prodotto macerie.
Alessandro Farruggia