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Se un meno 47 gradi è funzionale a negare il cambiamento climatico

1 febbraio 2010 0 commenti

Un grande quotidiano titolava oggi: “Record in Trentino -47°”. E non era solo. Ieri molti siti internet di quotidiani e molte tv e radio avevano ripetuto nei titoli lo stesso concetto. Facendo implicitamente passare nel lettore (che spesso non ha tempo per leggere o ascoltare attentamente gli articoli e si ferma ai titoli) il chiaro messaggio che IERI, metre nevicava in buona parte del paese, è stato registrata quella punta di freddo siberiano.

E invece (come era peraltro chiaramente scritto nel testo dell’articolo) la misurazione risaliva al…18 dicembre 2009. Il diciotto dicembre?? Proprio così. Ma titolare in quel modo faceva credere ben altro. Un infortunio? Non sottovalutiamo la professionalità dei colleghi, non credo sia stato un infortunio ma una scelta (citare il -47 nel titolo, salvo poi, per pararsi da critiche, spiegare nel testo quando la misurazione era stata effettuata), funzionale ad accreditare la tesi negazionista che non fa poi così caldo, e che il cambiamento climatico non è poi così grave.

Per parlare di grande freddo sarebbe stato invece opportuno ricordare che…

Solo dopo un autunno (settembre-novembre) caldo (0,84° sopra le medie, il 14° dal 1800 ad oggi secondo l’Isac Cnr di Bologna) è venuto un dicembre tiepido (0.49° al di sopra delle medie, il 54° su 219 anni nella classifica stilata dall’Isac-Cnr, ma appena sotto le medie nel Nord-Ovest, Trentino, Emilia e in Toscana), e poi un gelido gennaio. Era poi essenziale chiarire che il record di freddo (-47°, che ha superato il record fatto registrare la sera precedente con -45.8°e il -43,9° registrato il 9 gennaio 2009) è stato registrato alle 5.15 dello scorso 18 dicembre, da una stazione piazzata ai 2.550 metri di Busa di Manna, sull’altopiano delle Pale di San Martino. Il 18 dicembre, non l’altroieri.

E spiegare che le Alpi non sono improvvisamente diventate la Siberia e che i record del Triveneto si registrano in siti molto speciali: le doline montane, formazioni carsiche nelle quale si mantiene e rafforza un vero “pozzo di freddo” anche quando arriva aria più calda. Nelle doline, che si trasformano in veri laghi di aria gelata, è percepibile una differenza netta tra il “dentro” e il “fuori“, e il freddo è record. E’ un fenomeno molto noto sulle Alpi e i “cacciatori di freddo” citano come esempio la dolina di Guenloch, in Bassa Austria, dove i ricercatori dell’Università di Vienna a suo tempo hanno registrato la temperatura record di -52.6°, come in Antartide. Spiegare insomma che è fenomeno concentrato in alcune localita molto molto speciali e molto moilto localizzate.

E poi sarebbe stato (molto) necessario non bisogna fare confusione tra tempo e clima. Nel lungo periodo — come spiega uno studio del progetto europeo Histalp al quale ha partecipato anche l’Isac-Cnr, pubblicato nel 2007 sull’autorevole Journal of climatology — l’area alpina allargata (che comprende Nord Italia, Svizzera, Austria, Slovenia, Croazia, parte della Francia, la Germania, l’Ungheria, la Slovacchiae la repubblica Ceca) si è infatti scaldata nel secolo scorso di 1.2 gradi, grossomodo il doppio delle medie dell’emisfero settentrionale, eche il 2009 è stato in Italia (fonte, sempre l’Isac Cnr) il 5° più caldo da 209 anni.

Ma ciò non toglie che, come sottolinea il professor Giampiero Maracchi dell’Ibimet Cnr, proprio a causa del riscaldamento dell’atmosfera, possano innescarsi episodi di freddo inteso. «A fare da detonatore in questo caso — spiega un recente studio dell’Ibimet-Cnr — è il cosiddetto meteor stat warming, un riscaldamento netto della temperatura della stratosfera polare, che ha provocato blocchi nel cosiddetto vortice polare, che hanno spinto masse di aria fredda subpolare anche alle medie latitudini». Chiarissimo, no?
Ma qualcuno ha preferito il titolo ad effetto. E non a caso.