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Cancun, è scontro duro sul protocollo di Kyoto

5 dicembre 2010 0 commenti

COP16-cancun-mexicoDall’inviato ALESSANDRO FARRUGGIA

_ CANCUN (Messico) _

Uccidere Kyoto per dar vita ad un accordo flessibile, basato su impegni volontari. Un accordo di plastica, figlio di quello farlocco di Copenaghen, buono per gettare sumo negli occhi ma assolutamente inadeguato a risolvere il problema del cambiamento climatico. E’ questa la prospettiva che aleggia sui cieli di Cancun, dove la conferenza è spaccata come un melone tra chi vuole la morte del protocollo di Kyoto e chi lo difende a spada tratta. Su tutto incombono poi le rivelazioni di Wikileaks che confermano quanto a Copenaghen era giù sufficientemente chiaro e cioè che gli Stati Uniti hanno utilizzato gli aiuti allo sviluppo per “comprare” un accordo a Copenaghen. Ma non solo, perchè rivelano anche che dopo Cancun l’Europa ha attivamente collaborato con il piano americano giungendo anch’essa _ come fece con la Bolivia, che rifiutò _ ad offrire decine di milioni di euro di aiuti per vincere i paesi riottosi. Rivelazioni imbarazzanti che svelano i retroscena della diplomazia climatica.

E lo scontro di Copenaghen tra chi voleva un accordo di facciata, flessibile e senza impegni legalmente vincolanti e i paesi che ancora credono nei principi di Kyoto si sta ripetendo a Cancun. La svolta potrebbe esserci nella notte quando la presidenza messicana renderà pubblico un testo di accondo con il quale si cercherà di trovare un compromesso. Dal testo che abbiamo visto, due sono le ipotesi in gioco. Uno lega  futuri tagli a a una seconda fase del protocollo di Kyoto, un secondo lancia un vago “processo senza pregiudizio per a sua forma finale, o risultato o relazione con Kyoto”.

Dopo l’annuncio che il Giappone (supportato da Canada, Russia, Australia) che non rinnoverà il protocollo c’è stata la secca replica cinese: “Qualche paese sviluppato _ ha detto l’inviato speciale per il clima Huang Huaikang _ vuole uccidere Kyoto”. Ma i fuochi artificiali li ha fatti  un gruppo di 8 paesi del gruppo noto con il nome Ala (alternativa bolivariana) e del quale fanno parte Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua, Repubblica Dominicana, Antigua, Honduras e St.Vincent. “Non accetteremo nessun accordo _ hanno detto _ che consenta la morte del protocollo di Kyoto”. Considerato che in una sede come queste serve l’unanimità, sarebbe la fine del processo negoziale.

E poi c’è il tornado Wikileaks. A far rumore per la sua franchezza una minuta di un incontro tra il futuro presidente della commissione, Van Rompuy e dei diplomatici anericani avvenuto il 23  dicembre 2009 a Bruxelles Van Rompuy che “Copenaghen è stato un incredibile disastro”, si lamenta che “l’Europa sia stata completamente esclusa e maltrattata” e che Cancun si avviava ad essere “un altro horror movie”.

Ma Wikileaks dice anche altro: che l’Europa si piegò e in più incontri a febbraio 2010, tra Michael Froman, deputy National security adviser americano e la commissaria al clima Hedegaard si discusse su come neutralizzare, coopetare o marginalizzare paesi come Venezuela e Bolivia. La verità, disse l’inviato americano, è che “ci aspettiamo 100-150  nazioni su 193”. A oggi 116 si sono associate 26 intendono farlo. Come dire: missione compiuta dagli uomini di Obama che all’insegna della realpolitik hanno fatto centro. Con la complicità dell’Europa, che predica bene e razzola male.