Cancun riscopre le navi a vela. Supertecnologiche
dall’inviato Alessandro Farruggia
CANCUN
Il trasporto marittimo incide per il 4% delle emissioni di gas serra: quanto un grande paese. E così a Cancun fioccano proposto per ridurre le emissioni di questo settore . De resto, se non si agirà, sottolinea l’Imo _l’organizzazione marittima internazionale _ le emissioni del trasporto su mare rischiano di triplicare entro il 2050.
Tra le ipotesi allo studio c’è una mini accisa sui cosiddetti “bunker fuel”, i carburanti usati nel trasporto marittimo e in quella aereo (che la tassa colpirebbe solo per i voli internazionali o magar solo in quelli intercontinentali). Secondo uno studio dell’Onu il costo sarebbe sostenibile e potrebbe fruttare fino a 24 milardi di dollari all’anno.
Ma anche Imo e armatori si pongono il problema e c’è chi ha trovato una soluzione che coniuga risparmio con efficienza. E’ il progetto di rispolverare _ ma solo a integrazione di potenti motori diesel _ la navigazione a vela per le grandi portacontainer, le navi da crociera e magari per le superpetroliere.
E non è un sogno: c’è chi l’ha già fatto.E’ il caso della Beluga Shipping di Brema, a tre anni _ prima traversata dell’Atlantico il 15 dicembre 2007 _ ha realizzato una nave che utilizza una grande vela di 160metri quadri (ma ne è stata testata con successo una da 320 metri quadri) come potente motore aggiuntivo. La vela viene alzata con dei cavi controllati da un computer fino ad altezza di 200-500 metri, dove venti sono piu stabili e consente un risparmio dal 10 al 20% in carburante. Il 30% con la vela da 320 mq.Il che significa decine di migliaia di euro risparmiati. E molte emissioni in meno. Se è vero che il trasporto maritimo cosum è responsabile del 4% del totaledelle emissioni di Co2 se il sistema fosse applicato su 40 mila navi si stima che si potrebbe risparmiare lo 0,6% delle emissioni,ovvero 145 milioni di tonnellate di Co2: come dire il 15% del totale del settore. Mica male