L’ultima vergogna: cancellato il divieto di costruire attorno al Vesuvio
Scusate, avevamo scherzato. Il rischio Vesuvio può attendere, facciamo gli scongiuri e (quasi) sicuramente non capiterà nulla.
Sconcerta la decisione del consiglio regionale campano che ha cancellato il divieto a costruire nella cosiddetta “zona rossa” attorno al più pericoloso vulcano d’Europa. Una area abitata da ben 600 mila persone e che una coraggiosa legge che fu approvata nel 2003 dalla giunta Bassolino tentò di delocalizzare torna ad essere abbandonata a se stessa nella deciva tendeza a sovrappopolarsi. Certo, delocalizzare era una impresa quasi impossibile a breve (solo 106 famiglie accettarono i modesti incentivi) , ma che poteva funzionare sul lungo periodo e mettendo in primis uno stop all’aumento della popolazione e poi avviando in lento calo. Sarebbe stato già un risultato positivo.
E invece. In 21 dicembre scorso il consiglio regionale campano _ grazie ad uno scagurato emendamento di Paola Raia (Pdl) _ ha inserito quatto quatto nel Piano Casa una modifica al vincolo di edifiabilità per la zona rossa. Si potranno ristrutturare gli immobili esistenti “anche mediante demolizione e ricostruzione in altro sito, in coerenza con le prvisioni urbanistiche vigenti, a condizione che almeno il 50% della volumetria originaria dell’immobile sia destinata ad uso diverso dalla residenza”.
Come dire che anche edifici fatiscenti potranno essere riscotruiti e ampliati purchè “solo” il 50% della vecchia volumetria sia destinata ad abitazione. E’ un azione contraria al principio di precauzione e costituisce la resa della politica agli interessi clientelari, alle pressioni che vengono dal territorio. Il verbo è costuire, costruire e se malauguratamente dovesse venire una eruzione _ che sul Vesuvio sarà esplosiva e davastante _ si potrà sempre dare la colpa al destino per i morti e le distruzioni che ci saranno.
E invece non è così, il vulcano non c’entra niente, fa solo il suo mestiere, siamo noi ad avere costruito dove lui da tempo immemorabile erutta. Ad aver costruito dove non avremmo dovuto. E a voler continuare pervicacemente a farlo.
Si poteva fermare questa perversa corsa all’autodistruzione. Si doveva farlo. Ma scientemente non lo si è fatto. E con l’emendamento incriminato si dà adesso il colpo finale.
Questo aggraverà il prezzo che pagheremo. E quindi diciamolo chiaramente: la colpa dei morti e delle distruzioni che verranno ricadrà su quei politici che non hanno agito per ridurre il piu possibile il rischio.