Alluvioni in Asia e Oceania, vedi alla voce “La Nina”
Se vogliamo capire la ragione delle alluvioni del 2010 (e dell’inizio 2011) in Asia, Oceania, Sudamerica dobbiamo guardare alla Nina. E secondo le analisi e le previsioni dell’IRI, della Columbia University il fenomeno de “La Nina” continuerà a persistere ancora, almeno fino al mese di marzo.
E’ quindi è probabile che altre perturbazioni climatiche seguiranno. La cartina allegata mostra quali potrebbero essere le aree più a rischio di alluvioni e di siccità. Tra le aree a rischio alluvione, oltre l’Australia e l’indonesia, vi sono (da ora fino al mese di aprile) anche la parte meridionale dell’Africa e la parte nord orientale del sud America, Tra le aree a rischio siccità, invece, ci sono tutte le isole del Pacifico comprese nella fascia equatoriale, una zona subequatoriale dell’Africa orientale che va dalla Somalia alla Tanzania, e una fascia che comprende il sud degli USA ed il nord del Messico.
“Il fenomeno della Nina _ osserva il fisico Vincenzo Ferrara dell’Enea _ consiste in un raffreddamento dell’oceano Pacifico intertropicale dal lato orientale (prospiciente cioè le coste del Perù e dell’Ecuador), accompagnato da un riscaldamento più o meno accentuato dal lato opposto: lato occidentale prospiciente l’Indonesia e l’Australia, è stato nel 2010 il responsabile dell’intensificazione del monsone indiano, che ha portato i suoi effetti catastrofici alluvionali soprattutto in Pakistan, ma è stato anche il principale artefice delle disastrose alluvioni sull’Australia centro settentrionale degli inizi di quest’anno”.Tutto piuttosto chiaro, tutto piuttosto evidente.
Mentre continua la sostanziale inazione della comunità internazionale nei confronti dei cambiamenti climatici, i fenomeni fisici fanno così il loro corso, con l’inevitabile corllario di danni e di di morti. Ma a nessuno, se si escludono qualche scienziato e un pò di ambientalisti, sembra importare davvero.