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La crisi non colpisce la guerra: il Parlamento rifinanzia le missioni militari

16 febbraio 2010 0 commenti
Ormai è routine. Ascoltando il GR RAI 1 si è informati che "gli USA chiedono scusa per 12 civili rimasti uccisi per un missile fuori controllo in un attacco aereo in Afganistan - il primo ministro Afgano chiede più attenzione".  Incidenti di percorso in una normale guerra che va avanti ormai da quasi nove anni e in cui l'Italia gioca un ruolo che non è affatto chiaro.  Solo lo scorso anno, da un rapporto diffuso a Kabul dalle missioni delle Nazioni Unite di assistenza all'Afghanistan, i civili morti durante operazioni militari sono stati oltre 2.412, il 14 per cento in più rispetto all'anno precedente. E non tendono a diminuire. Intanto, il 9 febbraio scorso, il Parlamento ha approvato all'unanimità [sì, all'unanimità] il rifinanziamento delle missioni militari italiane all'estero, per un totale di 804 milioni di euro per i prossimi 6 mesi (fino al 30 giugno 2010) a fronte di uno stanziamento di neanche un decimo per la cooperazione allo sviluppo. Si tratta della conversione in legge del decreto del 1° gennaio 2010, recante "disposizioni urgenti per la proroga degli interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché delle missioni internazionali delle forze armate e di polizia e disposizioni urgenti per l'attivazione del Servizio europeo per l'azione esterna e per l'amministrazione della Difesa" (qui il resoconto stenografico). Del totale, circa 308 milioni di euro sono per la missione militare in Afganistan per i prossimi 6 mesi.  Il che conferma il trend degli ultimi anni, che a fronte di un aumento dei fondi stanziati per gli interventi militari ha visto una generale (ulteriore) diminuzione per quelli civili e di cooperazione (vedi in proposito l'articolo su AGI ONG: Missioni militari-cooperazione 1-0). D'altra parte a guadagnarci - crisi o non crisi - è l'industria bellica, con aziende come Finmeccanica, tra i fornitori privilegiati dell'esercito italiano e USA (cfr. l'articolo del sole 24 ore sul sito della rete italiana disarmo).  In questo senso, ovvero come monitorare parte dei complessi rapporti tra impresa a produzione militare e istituti finanziari, va Studio pilota per la creazione di un Osservatorio nazionale su Finanza e armi, che è tra i vincitori del bando 2008 per un'economia responsabile della Fondazione culturale responsabilità etica. Missioni di guerra
In Afganistan ci sono due missioni internazionali. La prima è sotto l’egida dell’Onu e ha come finalità il rafforzamento della pace nell’Afghanistan liberato. La seconda, promossa dagli USA, ha come scopo combattere le forze talebane rimaste sul territorio. Quest'ultima, commenta Peace Reporter, "ha visto un sostanziale insuccesso con il progressivo estendersi della guerra a parti sempre più ampie del paese. Per questa ragione gli Usa oggi, nel tentativo di forzare e chiudere la partita, stanno per rafforzare di trenta mila unità il loro contingente, sia chiaro, di guerra, non di pace. Questo ha comportato un contrasto crescente con la missione Onu. Perché anche le zone una volta pacifiche dove operavano le missioni di pace sono diventate teatro di guerra. Sicché appare evidente che è impossibile parlare di missione di pace in un paese dove ormai è arrivata la guerra." 50 milioni al mese
A cosa serviranno?  "A mantenere operativi sul fronte afgano 3.300 soldati, 750 mezzi terrestri (tra carri armati, blindati, camion e ruspe) e 30 velivoli (4 caccia-bombardieri, 8 elicotteri da attacco, 4 da sostegno al combattimento, 10 da trasporto truppe e 4 droni). Il decreto in discussione stanzia fino al 30 giugno altri 4,3 milioni di euro per altre spese di carattere militare (2 milioni a sostegno dell'esercito afgano, altrettanti per l'addestramento della polizia afgana, e 367 mila euro per il personale militare della Croce Rossa Italiana che assiste le nostre truppe).
La cifra di 308 milioni non copre il preannunciato invio in Afghanistan di altri 700-1.000 soldati, che avverrà dopo l'estate e che riguarderà quindi il rifinanziamento del secondo semestre 2010", scrive Enrico Piovesana sempre su Peace Reporter. L'escalation finanziaria della missione.
"Alla fine dell'anno la partecipazione delle nostre forze armate alla guerra di occupazione in Afghanistan ci costerà almeno 600 milioni di euro. Nel 2009 ne avevamo spesi 540. Si conferma quindi l'inarrestabile aumento del costo di questa campagna militare, che corre parallelo alla progressiva escalation del conflitto. Finora, compreso il rifinanziamento per il primo trimestre 2010, la missione bellica afgana ha risucchiato dalle casse dello Stato circa 2,3 miliardi di euro. Merita ripercorrere la progressione annuale del costo di questa guerra: 70 milioni di euro nel 2002, 68 milioni nel 2003, 109 milioni nel 2004, 204 milioni nel 2005, 279 milioni nel 2006, 336 milioni nel 2007, 349 milioni nel 2008, 540 milioni nel 2009." Che fine ha fatto il movimento contro la guerra?
"Chi è rimasto a denunciare la violazione dell'articolo 11 della nostra Costituzione repubblicana che "ripudia la guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali"? E che consente "limitazioni di sovranità" per l'adesione a organizzazioni internazionali "in condizione di parità con gli altri Stati"(non di sudditanza), per evitare la guerra, non per farla. Per "assicurare la pace e la giustizia tra le nazioni", non per partecipare a una rappresaglia militare collettiva e all'occupazione di un paese straniero (che non ci ha attaccati) costata già 40 mila morti (almeno un quarto civili) e decine di migliaia profughi e mutilati." Tutte domande sacrosante, queste di Peace Reporter. Ad Assisi per ragionare oltre la rassegnazione
Segnaliamo quindi il 27mo seminario della Tavola della Pace ad Assisi il prossimo 26-27 febbraio: "Abbiamo bisogno di un'altra cultura!": Immigrazione, Afghanistan, Iran, Israele-Palestina, informazione, scuola, giovani, clima,... in un periodo di grande rassegnazione e disorientamento, dobbiamo tornare a ragionare insieme per trovare le nuove strade dell'impegno per la pace. In Italia e nel mondo.
Progettiamo insieme la Marcia per la pace Perugia-Assisi. Per programma, iscrizioni e informazioni: www.perlapace.it