Il dibattito sulla privatizzazione della gestione dell'acqua si intensifica alla vigilia della manifestazione nazionale indetta per il 20 marzo a Roma dal Forum italiano dei movimenti per l'acqua, "per la ripubblicizzazione dell’acqua, per la tutela di beni comuni, biodiversità e clima, per la democrazia partecipativa". E ad Aprile parte la raccolta firme per tre quesiti referendari in favore dell'acqua come bene comune.
Intanto su Altreconomia di Marzo esce un'inchiesta che fa il punto sulle società pubblico-privateche gestiscono il servizio idrico (e non solo) per i comuni in Italia. A partire da Torino: "576 milioni di euro è la somma delle imposte versate allo Stato, negli ultimi 8 anni, dalle società che garantiscono i servizi essenziali ai cittadini torinesi. Se il Comune di Torino non avesse trasformato le aziende che gestiscono in servizi pubblici - l’elettricità e il gas, il servizio idrico integrato, lo smaltimento dei rifiuti e i trasporti pubblici locali- in società per azioni, per avviarne la privatizzazione, avrebbe risparmiato oltre mezzo miliardo di euro. Le aziende speciali, ovvero enti di diritto pubblico, non pagano imposte sul reddito. Eppure, in tutta Italia avanza il fronte pro-privatizzazione. A partire dall'acqua. È l'ora di scriverlo, perciò: “L’acqua è una merce”. Sono già nove le società che gestiscono il servizio idrico integrato quotate in Borsa. E l’elenco di chi ha “scommesso” sulla privatizzazione del servizio idrico integrato nel nostro Paese è lungo: banche, grandi imprese di costruzione e fondi d’investimento."
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