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Azionariato Critico: i danni di ENI e ENEL nel mondo

27 aprile 2010 0 commenti
Si è svolto ieri, 26 Aprile 2010 a Milano, il seminario «L’azionariato critico e gli investimenti nel sud del mondo», organizzato dalla Fondazione Culturale di Banca Etica.  Hanno partecipato esponenti di varie organizzazioni italiane e internazionali, attive sul fronte del monitoraggio dell'impatto sociale e ambientale degli investimenti di multinazionali quotate in borsa, come è il caso di ENI e ENEL, entrambe partecipate dallo Stato italiano. «Abbiamo la possibilità, come azionisti, di agire a livello internazionale per fare pressione sulle imprese». A dirlo è James Marriot, responsabile di Platform Uk, che è intervenuto al . Da anni Platform Uk si batte contro lo sfruttamento delle sabbie bituminose in Canada da parte delle compagnie Shell e BP. «Abbiamo coinvolto i fondi pensione inglesi chiedendo di non vendere le azioni delle società, ma di usarle per partecipare alle assemblee e fare domande critiche sui gravissimi impatti di Shell e BP sull’ambiente canadese». Un’azione congiunta a livello internazionale sarà sviluppata il 29 aprile all’assemblea di Enel, grazie alla Fondazione Culturale Responsabilità Etica. I Missionari Oblati di Washington DC, contattati dalla Fondazione, metteranno a disposizione le proprie azioni di Enel per delegare alcuni rappresentanti del movimento cileno “Patagonia sin represas” (Patagonia senza dighe), che interverranno davanti al consiglio di amministrazione della società italiana per difendere la biodiversità dell’Aysen, dove Enel progetta di costruire quattro grandi dighe sul fiume Bio Bio, in una delle zone più incontaminate della terra. Per parlare degli impatti di Enel in Patagonia è intervenuto a Milano l’ecologista cileno Juan Pablo Orrego, responsabile della campagna, mentre Andrea Lepore di Greenpeace, ha posto l’attenzione sugli scarsi investimenti della società elettrica italiana nelle “nuove” rinnovabili, come eolico e solare. Elena Gerebizza di Crbm (Campagna per la Riforma della Banca Mondiale), che con Greenpeace sostiene l’azionariato critico della Fondazione Culturale, ha invece segnalato i gravi impatti ambientali che la società petrolifera Eni sta provocando in Kazakhstan e in Congo, dove Eni progetta di sfruttare un giacimento di sabbie bituminose sradicando una porzione di foresta pluviale. Il seminario è stato chiuso dal presidente della Fondazione Culturale Ugo Biggeri, che interverrà, sempre il 29 aprile, all’assemblea degli azionisti di Eni. «Il coinvolgimento di Eni in gravi casi di corruzione in Nigeria e Kazakhstan sta creando problemi di carattere economico», ha spiegato Biggeri. «Eni ha accantonato 250 milioni di euro per pagare eventuali sanzioni che saranno comminate dalle autorità giudiziarie USA. Altre risorse potrebbero essere necessarie per chiudere analoghi contenziosi in Italia, dove sono in corso inchieste da parte del Tribunale di Milano. La corruzione non è solo un problema etico, ma anche economico. E’ quello che cercheremo di spiegare giovedì prossimo agli azionisti di Eni e agli amministratori». Maggiori informazioni sul sito della Fondazione: www.fcre.it