Vescovo cileno all’assemblea degli azionisti di Enel: “No alle dighe Enel in Patagonia. L’acqua ritorni pubblica”
«Abbiamo voluto coinvolgere la rete internazionale degli investitori religiosi», spiega Ugo Biggeri, presidente della Fondazione. «Gli Oblati fanno parte dell'Interfaith Center for Corporate Responsibility (ICCR - www.iccr.org), una coalizione di 275 ordini religiosi, con sede a New York, che ogni anno presenta oltre duecento mozioni di carattere sociale e ambientale alle assemblee delle maggiori società statunitensi».
Enel ha ereditato il progetto delle grandi dighe della Patagonia dalla società elettrica spagnola Endesa, acquisita nel 2009. E' un progetto che avrebbe impatti devastanti su un ambiente incontaminato e che pone anche seri rischi alla tenuta delle dighe, perché l'Aysén è una regione sismica. Ma il problema non sono solo le dighe. Il Consejo de Defensa de la Patagonia - CDP (Consiglio per la difesa della Patagonia), rappresentato in assemblea dal vescovo Infanti, chiede anche che Enel restituisca i diritti di sfruttamento dell'acqua, acquisiti da Endesa durante la dittatura di Pinochet, che aveva privatizzato i fiumi. «Quello che Enel vuole fare è legale ma eticamente è una situazione insostenibile», continua Luis Infanti. «Chiederemo a Enel di restituire la concessione al popolo cileno».
Luis Infanti, nato a Udine ma da 35 anni in Cile, ha appena scritto una lunga lettera pastorale sotto forma di saggio teologico-scientifico intitolato "Dacci oggi la nostra acqua quotidiana". In cambio delle dighe - definite "pesanti e obsolete" - gli oppositori cileni insistono sul risparmio energetico e sul solare, sull'eolico e, soprattutto, sulla geotermia. Il vescovo Infanti sarà accompagnato in assemblea da Juan Pablo Orrego, coordinatore della campagna "Patagonia sin represas" (Patagonia senza dighe). In solidarietà con i cileni la Fondazione Culturale Responsabilità Etica si asterrà dalla votazione del bilancio di Enel. Maggiori informazioni si possono trovare sul sito www.fcre.it