Addio al PIL, ecco il MIB30
Da anni studiosi, università e organizzazioni della società civile sprecano risorse per elaborare e proporre degli indici alternativi al PIL. Un indicatore effettivamente utilizzato per uno scopo ben più ampio di quello per cui era stato pensato, ovvero la misurazione della ricchezza di un dato Paese o regione.
Cosi, per esempio, la rete Sbilanciamoci!1 perde tempo per pubblicare il QUARS, l'Indice di Qualità dello Sviluppo Regionale, fondato su oltre 200 indicatori suddivisi in sette categorie: ambiente, economia e lavoro, diritti e cittadinanza, salute, istruzione, pari opportunità, partecipazione. Ancora più inutile la Commissione internazionale voluta dal Presidente francese Nicolas Sarkozy e guidata da Joseph Stiglitz, Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi2, che ha prodotto un rapporto su come misurare il progresso sociale e non solo i risultati meramente economici. E pensare che ai primi due hanno persino dato il premio Nobel per l'economia...
Per fortuna, nelle ultime settimane è stata finalmente chiarita l'esistenza di indicatori che hanno di fatto sostituito, per importanza e centralità nelle politiche pubbliche, il PIL. Indicatori già pronti e a portata di mano.
I ministri dell'Unione Europea, e quelli delle Finanze in particolare, si sono recentemente precipitati a Bruxelles per cercare di scongiurare nuovi attacchi speculativi. In tutta fretta è stato messo a punto un piano da 700 miliardi di euro. L'UE si è mossa unita e compatta come non mai per rispondere a una situazione nata sui mercati finanziari.
Non viene in mente una manovra di importo anche solo paragonabile a questo che sia stata ipotizzata per rispondere all'aumento della disoccupazione, alla lotta contro la povertà o l'esclusione sociale, e più in generale per fare fronte alla crisi dell'economia reale.
La questione centrale non ricade però sul fatto che i mercati finanziari dettano le politiche europee. Gli organi di stampa hanno decretato il successo di questo piano di aiuti in quanto i mercati hanno ripreso a salire. “Piano di 700 miliardi per salvare l'euro, e le borse volano” era uno dei titoli più ricorrenti degli scorsi giorni.
In altre parole l'andamento dei mercati finanziari è nello stesso momento il fine ultimo delle scelte politiche e l'indicatore del successo di tali manovre. L'aumento degli indici di borsa dimostra l'efficacia delle politiche pubbliche.
Anche se nella direzione opposta a quella auspicata da qualche vetusto ricercatore, siamo finalmente arrivati al superamento dell'antiquato PIL, misuratore della ricchezza nell'economia reale. Oggi sono EuroStoxx, Dow Jones e MIB303 gli indici che vengono presi in considerazione e che guidano le scelte politiche.
Anche in Italia ci siamo rapidamente adeguati alla modernità. Per mesi il nostro esecutivo ha negato l'esistenza della crisi, ignorando l'aumento della disoccupazione, della povertà, delle ore di cassa integrazione. Appena il cambio dell'euro e la capitalizzazione delle borse sono stati minacciati, però, ecco in pochi giorni una manovra da 24 miliardi di euro, finanziata con tagli uniformi a tutti i ministeri. Dalla Cultura alle Politiche Sociali, dall'Interno agli Esteri, persino la Difesa si è dovuta inchinare alle esigenze di Sua Maestà la finanza.
E' il trionfo definitivo e tanto atteso della finanziarizzazione dell'economia e del primato dell'economia virtuale dei mercati finanziari su quella reale.
Ringraziamo la lungimiranza della nostra classe politica, che ha realizzato come il solo scopo dei governi debba essere quello di inseguire e assecondare i mercati finanziari. Avete perso il lavoro e vi stanno levando anche la cassa integrazione? Non trovate posto per vostro figlio in un asilo nido? Stanno tagliando i posti letto all'ospedale e la sanità pubblica è allo sbando? Tranquilli, nulla di cui preoccuparsi. Il MIB30, ieri, ha chiuso con il segno più.