Home » Fondazione Culturale Responsabilità Etica » FCR Etica, Fonti »

Firma l’appello: “Per una politica degli investimenti europea al servizio dell’interesse pubblico”

1 luglio 2010 0 commenti
Questo appello, promosso dalla Fondazione culturale responsabilità etica e molte altre organizzazioni europee, è rivolto alle organizzazioni della società civile italiana, mentre alle singole persone è chiesta una collaborazione per farlo circolare. Si tratta di far pressione sull'Unione Europea perché democratizzi gli investimenti diretti esteri e li riporti a un interesse comune e non privato, a sostegno dello sviluppo umano e ambientale. Per ulteriori informazioni e l'invio dell'adesione, scrivere a: roberto.sensi@mais.to.it

Cari amici ed amiche, con l'entrata in vigore del Trattato d Lisbona, l'Unione europea ha assunto formalmente  la  competenza  esclusiva  in  materia di investimenti diretti esteri, sostituendosi  nei  negoziati  internazionali  ai  singoli  Paesi dell'UE.  Si tratta di un passaggio fondamentale per la politica europea in materia  di  cooperazione  economica a sostegno della sua aggressiva agenda esterna in materia di accesso al mercato e alle risorse naturali. Come il commercio, anche gli investimenti diretti esteri sono stati oggetto di  liberalizzazione durante gli ultimi decenni. Nelle catene di produzione globale  essi  svolgono  un  ruolo  centrale  per la delocalizzazione della produzione,  l'accesso  alle risorse e la penetrazione di mercati emergenti (in  particolare  per  i servizi). I risultati della liberalizzazione degli investimenti,  come  per  il commercio, sono molto contraddittori ed hanno evidenziato  enormi  impatti  sociali  e  ambientali  e scarsi benefici sia economici  che di sviluppo per i Paesi poveri, suscitando forti critiche da parte  delle  organizzazioni  sociali,  ambientaliste  e  di  sviluppo.  L'ideologia  neo-liberista ha permeato la logica dei negoziati internazionali per  la  liberalizzazione  e  protezione  degli  investimenti  definendo un
assetto  globale fortemente sbilanciato sui diritti delle imprese piuttosto che degli Stati e delle popolazioni che ricevono gli investimenti. Gli  attuali  accordi  bilaterali  per  la  protezione degli investimenti (Bilateral  Investment  Agreements  --  BITS)  dei  Paesi  europei arrivano a prevedere  che un'impresa possa portare di fronte ad un tribunale arbitrale internazionale  uno Stato per violazione degli accordi previsti anche se il Paese  vi  ha  derogato  per ragioni di interesse pubblico prevalenti (come l'ambiente,  la  sicurezza  sociale,  politiche  economiche per lo sviluppo nazionale)  e  nella  maggior  parte dei casi ottenere ragione in quanto il giudizio di questi tribunali si basa esclusivamente sul diritto commerciale internazionale. Il  passaggio  di  competenze  all'Unione  europea è un'occasione unica per richiedere  una  democratizzazione  dell'agenda in materia di investimenti, eliminando   le   clausole   peggiori  e  promuovendo  una  politica  degli investimenti a sostegno dello sviluppo umano e ambientale. La  Commissione europea uscirà a breve con una serie di comunicazioni sugli investimenti,  tra  le quali la nuova politica europea per i prossimi anni. Da ciò emergerà chiaramente se essa si collocherà in sostanziale continuità con  la  struttura  consolidatasi  negli  anni tra i Paesi membri oppure se vorrà accogliere le richieste della società civile e di molti Paesi del Sud per una politica più bilanciata e sostengo dello sviluppo. Diverse organizzazioni di tutta Europa, tra cui le italiane Campagna per la Riforma  della  Banca  mondiale,  l'Ong  M.A.I.S. e la Fondazione culturale responsabilità   etica,  si  sono  attivate  per  seguire  il  processo  di transizione cercando di condizionarne il risultato. L'appello   "Per  una  politica  degli  investimenti  europei  al  servizio dell'interesse  pubblico"   chiede  che  gli accordi sugli investimenti non producano impatti negativi sull'ambiente, il lavoro, le comunità locali nel nord  come  nel  sud  del  mondo,  ma promuovano invece modelli di sviluppo sostenibili. Oltre  all'appello  da  firmare,  alleghiamo informazioni ulteriori per chi volesse approfondire il tema.  Una nota tecnica che spiega l'attuale processo di trasferimento di competenze e un quaderno di approfondimento della Fondazione culturale responsabilità etica realizzato in collaborazione con la Campagna per la Riforma della Banca mondiale, il mensile Valori, M.A.I.S. e Manitese. Fiduciosi in un vostro sostegno, vi chiediamo di far circolare il più possibile questo messaggio
un caro saluto Campagna per la riforma della Banca mondiale
Ong   M.A.I.S.
Fondazione culturale responsabilità etica Onlus