Firma l’appello: “Per una politica degli investimenti europea al servizio dell’interesse pubblico”
Questo appello, promosso dalla Fondazione culturale responsabilità etica e molte altre organizzazioni europee, è rivolto alle organizzazioni della società civile italiana, mentre alle singole persone è chiesta una collaborazione per farlo circolare. Si tratta di far pressione sull'Unione Europea perché democratizzi gli investimenti diretti esteri e li riporti a un interesse comune e non privato, a sostegno dello sviluppo umano e ambientale.
Per ulteriori informazioni e l'invio dell'adesione, scrivere a: roberto.sensi@mais.to.it
Cari amici ed amiche, con l'entrata in vigore del Trattato d Lisbona, l'Unione europea ha assunto formalmente la competenza esclusiva in materia di investimenti diretti esteri, sostituendosi nei negoziati internazionali ai singoli Paesi dell'UE. Si tratta di un passaggio fondamentale per la politica europea in materia di cooperazione economica a sostegno della sua aggressiva agenda esterna in materia di accesso al mercato e alle risorse naturali. Come il commercio, anche gli investimenti diretti esteri sono stati oggetto di liberalizzazione durante gli ultimi decenni. Nelle catene di produzione globale essi svolgono un ruolo centrale per la delocalizzazione della produzione, l'accesso alle risorse e la penetrazione di mercati emergenti (in particolare per i servizi). I risultati della liberalizzazione degli investimenti, come per il commercio, sono molto contraddittori ed hanno evidenziato enormi impatti sociali e ambientali e scarsi benefici sia economici che di sviluppo per i Paesi poveri, suscitando forti critiche da parte delle organizzazioni sociali, ambientaliste e di sviluppo. L'ideologia neo-liberista ha permeato la logica dei negoziati internazionali per la liberalizzazione e protezione degli investimenti definendo un
assetto globale fortemente sbilanciato sui diritti delle imprese piuttosto che degli Stati e delle popolazioni che ricevono gli investimenti. Gli attuali accordi bilaterali per la protezione degli investimenti (Bilateral Investment Agreements -- BITS) dei Paesi europei arrivano a prevedere che un'impresa possa portare di fronte ad un tribunale arbitrale internazionale uno Stato per violazione degli accordi previsti anche se il Paese vi ha derogato per ragioni di interesse pubblico prevalenti (come l'ambiente, la sicurezza sociale, politiche economiche per lo sviluppo nazionale) e nella maggior parte dei casi ottenere ragione in quanto il giudizio di questi tribunali si basa esclusivamente sul diritto commerciale internazionale. Il passaggio di competenze all'Unione europea è un'occasione unica per richiedere una democratizzazione dell'agenda in materia di investimenti, eliminando le clausole peggiori e promuovendo una politica degli investimenti a sostegno dello sviluppo umano e ambientale. La Commissione europea uscirà a breve con una serie di comunicazioni sugli investimenti, tra le quali la nuova politica europea per i prossimi anni. Da ciò emergerà chiaramente se essa si collocherà in sostanziale continuità con la struttura consolidatasi negli anni tra i Paesi membri oppure se vorrà accogliere le richieste della società civile e di molti Paesi del Sud per una politica più bilanciata e sostengo dello sviluppo. Diverse organizzazioni di tutta Europa, tra cui le italiane Campagna per la Riforma della Banca mondiale, l'Ong M.A.I.S. e la Fondazione culturale responsabilità etica, si sono attivate per seguire il processo di transizione cercando di condizionarne il risultato. L'appello "Per una politica degli investimenti europei al servizio dell'interesse pubblico" chiede che gli accordi sugli investimenti non producano impatti negativi sull'ambiente, il lavoro, le comunità locali nel nord come nel sud del mondo, ma promuovano invece modelli di sviluppo sostenibili. Oltre all'appello da firmare, alleghiamo informazioni ulteriori per chi volesse approfondire il tema. Una nota tecnica che spiega l'attuale processo di trasferimento di competenze e un quaderno di approfondimento della Fondazione culturale responsabilità etica realizzato in collaborazione con la Campagna per la Riforma della Banca mondiale, il mensile Valori, M.A.I.S. e Manitese. Fiduciosi in un vostro sostegno, vi chiediamo di far circolare il più possibile questo messaggio
un caro saluto Campagna per la riforma della Banca mondiale
Ong M.A.I.S.
Fondazione culturale responsabilità etica Onlus
Cari amici ed amiche, con l'entrata in vigore del Trattato d Lisbona, l'Unione europea ha assunto formalmente la competenza esclusiva in materia di investimenti diretti esteri, sostituendosi nei negoziati internazionali ai singoli Paesi dell'UE. Si tratta di un passaggio fondamentale per la politica europea in materia di cooperazione economica a sostegno della sua aggressiva agenda esterna in materia di accesso al mercato e alle risorse naturali. Come il commercio, anche gli investimenti diretti esteri sono stati oggetto di liberalizzazione durante gli ultimi decenni. Nelle catene di produzione globale essi svolgono un ruolo centrale per la delocalizzazione della produzione, l'accesso alle risorse e la penetrazione di mercati emergenti (in particolare per i servizi). I risultati della liberalizzazione degli investimenti, come per il commercio, sono molto contraddittori ed hanno evidenziato enormi impatti sociali e ambientali e scarsi benefici sia economici che di sviluppo per i Paesi poveri, suscitando forti critiche da parte delle organizzazioni sociali, ambientaliste e di sviluppo. L'ideologia neo-liberista ha permeato la logica dei negoziati internazionali per la liberalizzazione e protezione degli investimenti definendo un
assetto globale fortemente sbilanciato sui diritti delle imprese piuttosto che degli Stati e delle popolazioni che ricevono gli investimenti. Gli attuali accordi bilaterali per la protezione degli investimenti (Bilateral Investment Agreements -- BITS) dei Paesi europei arrivano a prevedere che un'impresa possa portare di fronte ad un tribunale arbitrale internazionale uno Stato per violazione degli accordi previsti anche se il Paese vi ha derogato per ragioni di interesse pubblico prevalenti (come l'ambiente, la sicurezza sociale, politiche economiche per lo sviluppo nazionale) e nella maggior parte dei casi ottenere ragione in quanto il giudizio di questi tribunali si basa esclusivamente sul diritto commerciale internazionale. Il passaggio di competenze all'Unione europea è un'occasione unica per richiedere una democratizzazione dell'agenda in materia di investimenti, eliminando le clausole peggiori e promuovendo una politica degli investimenti a sostegno dello sviluppo umano e ambientale. La Commissione europea uscirà a breve con una serie di comunicazioni sugli investimenti, tra le quali la nuova politica europea per i prossimi anni. Da ciò emergerà chiaramente se essa si collocherà in sostanziale continuità con la struttura consolidatasi negli anni tra i Paesi membri oppure se vorrà accogliere le richieste della società civile e di molti Paesi del Sud per una politica più bilanciata e sostengo dello sviluppo. Diverse organizzazioni di tutta Europa, tra cui le italiane Campagna per la Riforma della Banca mondiale, l'Ong M.A.I.S. e la Fondazione culturale responsabilità etica, si sono attivate per seguire il processo di transizione cercando di condizionarne il risultato. L'appello "Per una politica degli investimenti europei al servizio dell'interesse pubblico" chiede che gli accordi sugli investimenti non producano impatti negativi sull'ambiente, il lavoro, le comunità locali nel nord come nel sud del mondo, ma promuovano invece modelli di sviluppo sostenibili. Oltre all'appello da firmare, alleghiamo informazioni ulteriori per chi volesse approfondire il tema. Una nota tecnica che spiega l'attuale processo di trasferimento di competenze e un quaderno di approfondimento della Fondazione culturale responsabilità etica realizzato in collaborazione con la Campagna per la Riforma della Banca mondiale, il mensile Valori, M.A.I.S. e Manitese. Fiduciosi in un vostro sostegno, vi chiediamo di far circolare il più possibile questo messaggio
un caro saluto Campagna per la riforma della Banca mondiale
Ong M.A.I.S.
Fondazione culturale responsabilità etica Onlus