Home » Fondazione Culturale Responsabilità Etica » FCR Etica, Fonti »

Acqua bene comune: una prova di democrazia

24 settembre 2010 0 commenti
La Fondazione culturale responsabilità etica aderisce al comitato promotore dei referendum sull'acqua che si sta costituendo in questi giorni. In un mondo globalizzato e avido di risorse (sempre più scarse), l'acqua assume sempre più una valenza politica e sociale, oltre che economica e di diritto fondamentale, umano e naturale, che viene garantito sempre meno.  L'assalto al bene comune acqua è diventato una questione di democrazia in molti paesi del mondo, compresa l'Italia dove l'anno prossimo si andrà a votare sui referendum promossi da uno dei pochi movimenti di cittadini trasversali che sono cresciuti negli ultimi anni. "Quel milione e mezzo di firme che porteranno gli italiani ad esprimersi sull’abolizione parziale del decreto Ronchi sulla gestione della risorsa idrica," -  afferma Simone Siliani, coordinatore di Terra Futura per la Fondazione - "non rappresentano soltanto una richiesta di cambiamento della modalità di gestione dell’acqua; ma soprattutto pongono insieme due questioni fondamentali per il futuro: sono il segnale, nitido e forte, che una misura è colma ed è quella che pretende di legare ogni aspetto della nostra vita (finanche, appunto, la fonte stessa della vita) alla dimensione economica delle leggi di mercato. E pongono inoltre il tema urgente di come regolare e limitare l’uso di questo bene per non esaurirlo, eppure di rendere accessibile questa risorsa – in quanto diritto individuale di ogni abitante del pianeta – a tutti". L’Assemblea delle Nazioni Unite ha recentemente votato una Risoluzione sul diritto umano all’acqua e alla salute, ricordando che 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e che 1,5 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno a causa di malattie legate alla carenza di acqua potabile. Una risoluzione importante che, nella scia del processo in corso a Ginevra del Consiglio per i Diritti dell’Uomo, richiede alle organizzazioni internazionali di destinare risorse finanziarie per costruire capacità tecniche e a trasferire tecnologie in particolare ai paesi in via di sviluppo per assicurare acqua pulita, potabile e accessibile a tutti. Non vi è dubbio che in questa prospettiva l’acqua è concepita come un bene comune di cui assicurare l’accesso universale, generazioni presenti e future su questo pianeta. Ma, allo stesso tempo, i beni comuni pongono in modo concreto la questione della democrazia – anch’esso un bene fragile, scarso e minacciato – e della dotazione dei diritti per ogni persona. Per questo la Fondazione aderisce e promuove la campagna referendaria che si svilupperà questo inverno, in vista di un esercizio di democrazia che culminerà nel voto di primavera 2011.