La Fondazione culturale responsabilità etica aderisce al comitato promotore dei referendum sull'acqua che si sta costituendo in questi giorni. In un mondo globalizzato e avido di risorse (sempre più scarse), l'acqua assume sempre più una valenza politica e sociale, oltre che economica e di diritto fondamentale, umano e naturale, che viene garantito sempre meno. L'assalto al bene comune acqua è diventato una questione di democrazia in molti paesi del mondo, compresa l'Italia dove l'anno prossimo si andrà a votare sui referendum promossi da uno dei pochi movimenti di cittadini trasversali che sono cresciuti negli ultimi anni.
"Quel milione e mezzo di firme che porteranno gli italiani ad esprimersi sull’abolizione parziale del decreto Ronchi sulla gestione della risorsa idrica," - afferma Simone Siliani, coordinatore di Terra Futura per la Fondazione - "non rappresentano soltanto una richiesta di cambiamento della modalità di gestione dell’acqua; ma soprattutto pongono insieme due questioni fondamentali per il futuro: sono il segnale, nitido e forte, che una misura è colma ed è quella che pretende di legare ogni aspetto della nostra vita (finanche, appunto, la fonte stessa della vita) alla dimensione economica delle leggi di mercato. E pongono inoltre il tema urgente di come regolare e limitare l’uso di questo bene per non esaurirlo, eppure di rendere accessibile questa risorsa – in quanto diritto individuale di ogni abitante del pianeta – a tutti".
L’Assemblea delle Nazioni Unite ha recentemente votato una Risoluzione sul diritto umano all’acqua e alla salute, ricordando che 884 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e che 1,5 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno a causa di malattie legate alla carenza di acqua potabile. Una risoluzione importante che, nella scia del processo in corso a Ginevra del Consiglio per i Diritti dell’Uomo, richiede alle organizzazioni internazionali di destinare risorse finanziarie per costruire capacità tecniche e a trasferire tecnologie in particolare ai paesi in via di sviluppo per assicurare acqua pulita, potabile e accessibile a tutti. Non vi è dubbio che in questa prospettiva l’acqua è concepita come un bene comune di cui assicurare l’accesso universale, generazioni presenti e future su questo pianeta. Ma, allo stesso tempo, i beni comuni pongono in modo concreto la questione della democrazia – anch’esso un bene fragile, scarso e minacciato – e della dotazione dei diritti per ogni persona.
Per questo la Fondazione aderisce e promuove la campagna referendaria che si svilupperà questo inverno, in vista di un esercizio di democrazia che culminerà nel voto di primavera 2011.
La Fondazione contribuisce affinché il Sistema Banca Etica sia protagonista nella promozione di reti di “nuove economie sostenibili” e sia un riferimento culturale ed operativo nel campo della finanza etica in ambito nazionale ed internazionale.
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