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Acqua di casa mia: quando la Coop ritorna ai suoi valori…

4 novembre 2010 0 commenti
Da "Imbrocchiamola" a "Acqua di casa mia", l'acqua del rubinetto ha fatto strada.  La prima campagna, promossa dalla rivista Altreconomia insieme ad altre associazioni (tra cui i Consumattori, che ne sono stati ideatori) vuole sensibilizzare soprattutto i gestori di ristoranti, bar e mense ad offrire l'acqua in brocca invece di quella in bottiglia ai propri clienti -- e ai clienti di segnalare quei locali dove è possibile fare questa richiesta senza ricevere risposte stravaganti sull'impossibilità di farlo.  La nuova campagna di Coop Italia ha come target direttamente i consumatori e le famiglie, che ogni hanno spendono centinaia di euro per spostare bottiglie di plastica dal supermercato a casa, con enormi conseguenze per l'ambiente.   Finalmente una campagna che può veramente spostare non solo i consumi in senso positivo, ma anche far riflettere su come e perché è necessario fare delle scelte consapevoli.  Non a caso, la risposta immediata dell'industria dell'acqua in bottiglia (che ha un giro di 3 miliardi di euro e spende milioni di euro l'anno per pubblicità) è stata centrata sulla "scelta libera".  Mineracqua - l’associazione nazionale di Confindustria che riunisce i produttori di acqua minerale in Italia, scrive nel suo comunicato: “Da tempo i consumatori sono sottoposti a un flusso di informazioni poco chiare, e talvolta caratterizzate da scarsa oggettività e valore scientifico” ha dichiarato Ettore Fortuna, Presidente da Mineracqua. “L’effetto è la colpevolizzazione di una scelta di consumo consapevole e attenta alle proprietà che caratterizzano le acque minerali”.  Un tema ben sintetizzato nella firma della campagna: “Da un’informazione trasparente nascono scelte libere”.   Lo spot girato da Coop con Luciana Littizzetto come testimonial punta tutto invece sul lungo percorso che le acque minerali imbottigliate devono fare per arrivare fino a casa.  E sul sito community Casa Coop, le informazioni sono davvero molte.  Speriamo che non sia solo un'operazione di marketing, ma che facciano sul serio.  Quattro anni fa la rivista Valori (nel numero di Dicembre 2007: "Il sistema Coop: «non perderemo la specificità»") intervistò Aldo Soldi, presidente di Ancc-Coop, che alla domanda "Coop, per esempio, potrebbe marcare la diffe- renza dal resto della grande distribuzione con una campagna che disincentivi l’uso dell’acqua minerale in bottiglie di plastica...", rispose: «L’acqua minerale è sostenuta da fortissime campagne pubblicitarie. Avremmo delle reali difficoltà nel limitare l’assortimento per spingere a un cambiamento dei consumi. È vero che, dal nostro punto di vista, quegli spazi preziosi di magazzino e di scaffali potrebbero essere utilizzati per prodotti di qualità e servizio indubbiamente superiori per i nostri clienti e soci. Senza contare che il nostro margine sull’acqua è bassisimo».   Su Valori di Novembre 2010, un articolo ("Acqua in bottiglia o dal rubinetto. Coop sceglie il km zero") illustra bene la questione in gioco.  E dà qualche numero: "L’ACQUA COSTA CARO, all’ambiente e alle nostre tasche. In media un italiano ne beve 195 litri in bottiglia all’anno (siamo i maggiori consumatori in Europa e terzi nel mondo dopo Emirati Arabi e Messico). La rivista Altroconsumo, ipotizzando un costo medio al litro di 30 centesimi, ha calcolato una spesa annua di 234 euro per l’acqua minerale per una famiglia di 4 persone (dati Istat 2008). Lo stesso nucleo familiare, se bevesse quella del rubinetto, risparmierebbe 600 volte. Analogo discorso per l’ambiente. Per trasportare l’acqua ogni anno si muovono 480 mila tir (messi in fila farebbero un viaggio andata e ritorno Roma- Mosca). «Il trasporto su gomma di 100 litri d’acqua per 100 km produce oltre 10 chili di emissioni di anidride carbonica», spiega Aldo Soldi, presidente di Ancc-Coop. «Con l’acqua di rubinetto per ogni 100 litri si immettono in atmosfera 0,04 kg di CO2, 250 volte di meno»."