Il regno delle piccole regole
L’erba del vicino è sempre più verde? In questo caso sì. Di ritorno da un piccolo vagabondaggio familiare oltralpe, nella vicina e filonucleare Francia, mi sono accorto, per l’ennesima volta, di come alla base del dissesto ambientale che attanaglia il nostro Paese a tutti i livelli, ci sia la fine della percezione di ciò che è il bene pubblico, specialmente nelle piccole cose.
E sono proprio i piccoli dettagli, quelli che ho notato e mi hanno indotto a riflettere sul perché sia così difficile fare ecologia concreta nel nostro Paese. Cominciamo con le banalità. Stupisce, per esempio, il fatto che attraversando una strada statale della Provenza –limite 90 km/h – sulle strisce le auto si fermino, certo non è una questione d’ecologia, ma di quelle semplici regole che stanno alla base del vivere civile e che se rispettate aiutano.
E che dire poi dell’onnipresenza di cestini e contenitori dell’immondizia, spesso differenziati – svuotati con regolarità alle sette del mattino anche a 25 km di distanza dal più vicino centro abitato –che tolgono qualsiasi alibi ad abbandonare rifiuti per strada, i quali infatti sono merce rarissima la cui anche piccola presenza suscita l’indignazione dei passanti. E anche quando si aggredisce il territorio con colate di cemento oltralpe lo si fa con stile tutto francese, utilizzandone uno solo di stile architettonico, mitigando almeno l’impatto visivo.
Per non parlare dell’accesso alle risorse turistiche, per le quali non ci si sente un pollo da spennare al solo passaggio, visto che sulle spiagge dei laghi provenzali ciò che si vende sono solo servizi come barche, windsurf e così via – a prezzo scandalosamente basso per il Bel Paese come 12 euro a famiglia per notte in un campeggio – e non si trova nessun metro quadro d’arenile con obbligo di biglietto per il solo passaggio, anche se si è disabili, come è capitato di recente sul lungomare di Roma.
E ancora sorprende il viaggiatore l’ordine delle sedi stradali, con segnaletica in bella vista, aggiornata, visibile e una cartellonistica pubblicitaria quasi inesistente e poco appariscente quando presente. Eppure parliamo della Francia nella quale la grande distribuzione commerciale ha fatto il bello e il cattivo tempo da anni e che ha media e giornali dalle spalle ben più grandi dei nostri.
È così diversa, quindi, la situazione, rispetto all’Italia? Dal mio punto di vista direi di si anche se bisogna dire che l’Italia si presenta sempre a macchia di leopardo con punte d’eccellenza che pure esistono, e abissi di degrado che spesso sono dietro l’angolo. Una mia conoscente – per l’appunto francese – diceva degli italiani: «Hanno le case più pulite d’Europa e le strade più sporche». Privato curatissimo e pubblico abbandonato a se stesso. Forse il punto di partenza per il Bel Paese, potrebbe essere questo: «Curare il pubblico come se appartenesse a noi stessi». A cominciare dai piccoli gesti individuali.