Home » Sergio Ferraris » editoriale, energia, qualenergia »

Titanic atomico

18 marzo 2011 0 commenti
Un Epr francese: vedremo mai queste centrali in Italia?

L'Epr francese: probabilmente il Titanic del nucleare

Dall’oggi al domani si aprono crepe nel fronte nuclearista nostrano. Ha iniziato ieri l’ex presidente di Enel Chicco Testa che dopo aver tacciato per giorni con sprezzo gli antinuclearisti che sollevavano dubbi sull’incidente di Fukiama ha smorzato i toni. Seguito a ruota dal Ministro Romani che se fino a ieri affermava sprezzante, incurante dei mSievert nipponici che «non si può interrompere un processo per pura emotività» oggi si dice che «occorre capire il problema sicurezza» E che dire del prof. Veronesi che dice «ora serve una fase profonda di riflessione» e che si interroga chiedendosi se «i reattori di III generazione avrebbero resistito».

Evidentemente l’eminente oncologo deve essersi accorto che è al vertice di un’Agenzia per la sicurezza nucleare e forse smettendo di «dormire sulle scorie»  si è reso conto che qualcosa di grave è successo in Giappone. Oppure qualcuno deve avergli spiegato che oltre all’Epr il piano nucleare italiano prevede il ricorso a dei minireattori da 335 MWe chiamati Iris che potrebbero essere disseminati sul territorio creando negli italiani forse minori rischi. La più chiara di tutti è stata la Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente, che ha affermato tranchant «è finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare». Da un lato la paura delle elezioni è evidente. Il nucleare improvvisamente scotta, come e forse di più del nocciolo, ma non solo. La realtà potrebbe essere diversa e il parziale allontanamento dal programma nucleare italiano dei pasdaran atomici nostrani potrebbe avere altri motivi, ben più profondi, che non “l’emotività elettorale” derivata dal Giappone.

Voci da Bruxelles, infatti, dicono che l’Italia verrebbe segnalata come uno dei paesi della Ue nei quali le norme circa i criteri di sicurezza riguardanti il rischio sismico delle centrali, imposte dall’Europa sarebbero le più stringenti. Non solo. Da Bruxelles fanno sapere che prendono in considerazione anche i maremoti, con buona pace di chi dà come impossibile uno tsunami nel Tirreno, mare vulcanico per eccellenza, scordandosi che il 50% dei morti del terremoto di Messina li fecero tre ondate alte 12 metri. E si sa che più sicurezza, specialmente nel nucleare, è sinonimo di aumento dei costi. E non basta. Il Commissario Ue per l’energia, Gunther Oettinger, ha affermato che «non arriveremo allo 0% di energia nucleare in Europa, ma l’importante è che non aumenti».

È facile intuire come il mercato finanziario abbia accolto un sostanziale stop da parte della Ue e infatti è arrivata puntuale la precisazione dell’agenzia di rating Standard & Poor’s in un rapporto dedicato alle conseguenze del disastro della centrale di Fukushima che nel medio e lungo termine valuta che le ripercussioni del disastro Giapponese potrebbero essere notevoli «dal momento che le compagnie con la quota di fatturato maggiore dal nucleare potrebbero decidere di accelerare gli investimenti per sostituire gli impianti obsoleti e questo potrebbe mettere a rischio i profitti di grandi operatori, dal momento che una quota importante dei profitti oggi arriva dall’energia a basso costo prodotta negli impianti nucleari». Tradotto: con il nucleare si fanno profitti solo se si spremono come limoni le centrali nucleari utilizzandole anche quando diventano obsolete. Quindi costi maggiori per la sicurezza e minori profitti in prospettiva, per non parlare della bugia atomica della diminuzione dei costi energetici. Vuoi vedere che fiutata l’aria della mala parata finanziaria, dalle nostre parti i topi stanno abbandonando un Titanic che, economicamente, fa acqua da tutte le parti. Questa potrebbe essere la vera motivazione di fondo dell’improvvisa folgorazione sulla via di Damasco dei nuclearisti nostrani che per non dover dare spiegazioni imbarazzanti, circa la loro adesione a un nucleare considerato intrinsecamente insicuro, ai cittadini, sfruttano come uscita di sicurezza la stessa “emotività atomica” da loro aspramente criticata nei giorni scorsi.