Portovesme: 300 milioni e una centrale eolica per l’area industriale
La dicotomia tra sviluppo economico e difesa dell’ambiente continua ad essere fortissima nella zona del Sulcis, in Sardegna, come abbiamo segnalato qualche giorno fa in un post sull’area industriale di Portovesme.
La nuova puntata dell’annosa vicenda è andata in onda in questi giorni, con l’annuncio di un accordo da 300 milioni di euro tra Regione sarda e sindacati, che prevede il salvataggio della Portovesme Srl, società che produce zinco e piombo all’interno del polo industriale.
Nell’accordo, la giunta del presidente Cappellacci si impegna anche a valutare:
tempestivamente l’opportunità di rilasciare alla società le autorizzazioni e i permessi per realizzare un progetto eolico della potenza complessiva di 129 MW.
Il tutto, a patto che Portovesme Srl si impegni a localizzare nell’isola la sede legale della società.
Anche il contentino ambientalista, quindi, in un accordo che prevede la giusta salvaguardia di molti posti di lavoro ma anche la continuità di una catena produttiva altamente inquinante, nel tentativo di ridare impulso a un’economia depressa e salvare al tempo stesso una delle zone più devastate della Sardegna.
In dettaglio è prevista l’implementazione dell’impianto zinco elettrolitico per una capacità produttiva installata fino ad un massimo di 200mila tonnellate (costo stimato, circa 50 milioni di euro); un nuovo impianto di trattamento scorie per un investimento previsto pari a circa 30 milioni di euro; il completamento delle coperture dei depositi materie prime (cinque milioni di euro); l’aumento della capacità produttiva dell’impianto di lavaggio ossidi (circa 1,5 milioni di euro); la realizzazione di un nuovo essiccatore (costo previsto di circa tre milioni di euro) e di una nuova discarica (circa 60 milioni di euro); la costruzione di un impianto di produzione di energia da fonte eolica per una potenza complessiva pari a circa 129 MW (circa 150 milioni di euro).