Le carrozze del 2000
L’industria delle carrozze è stata particolarmente florida, in Europa e in America, fino alla fine del XIX secolo. Fino alla comparsa dell’automobile. Può essere proprio il calesse trainato dai cavalli il punto di partenza di un blog che si propone di ragionare di mobilità e traffico, di congestione e dei diversi mezzi a disposizione per spostarsi.
Perché le quattro ruote hanno avuto facilmente ragione dei quadrupedi? Il motivo è semplice e banale nello stesso tempo. Non c’entrano niente l’affidabilità del mezzo (il cavallo si può azzoppare, ma i motori possono grippare), né le ragioni ambientali (i tubi di scappamento delle macchine rappresentano un problema almeno analogo a quello che avrebbe prodotto un’ipotetica cavallizzazione di massa col suo pesante e maleodorante strascico di “scarichi” fecali), né tantomeno i calcoli economici (le carrozze erano veicoli per ricchi, le prime automobili pure).
A determinare il successo dei cavalli meccanici è stata ovviamente la velocità, l’opportunità di poter coprire distanze più lunghe in minor tempo. Che fossero ronzini o stalloni, poco importava: erano lenti. E sono stati mandati in pensione. Oggi quella stessa lentezza, nelle aree urbane, colpisce le automobili. L’Aci (www.aci.it) calcola che passiamo imbottigliati nell’ingorgo quotidiano 500 ore l’anno. Non c’è differenza, da questo punto di vista, nell’essere seduti al volante di un’utilitaria o di una sportiva, non conta nulla la potenza del motore o l’accelerazione da 0 a 100. In città si viaggia in media intorno ai 20 chilometri orari, più o meno al ritmo di un calesse.
Eppure c’è la convinzione, siamo tutti convinti, che l’automobile sia insostituibile. Intendiamoci: l’auto ha ancora strada davanti a sé e resta ancora un mezzo estremamente flessibile e addirittura insostituibile in molte circostanze. Ma nelle città – dove si concentra il più alto numero di veicoli, il traffico, lo smog – ha ormai fatto il suo tempo. E’ arrivato il momento di una nuova invenzione, paragonabile a quella che ha trasformato le carrozze in pezzi da museo.