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L’isola dei clandestini

9 giugno 2010 0 commenti

copertina.indd“In un Paese senza memoria – il nostro – prigioniero della sindrome da assedio, A Lampedusa è una luce nel buio pesto. È un atto di coraggio civile. È il racconto minuzioso di un’isola ridotta a discarica di corpi, cose e barche, spiaggiati da quel tratto di mare che oggi divide gli uomini non tra bianchi e neri. Ma tra la vita e la speranza di poter avere un giorno qualcosa che le somigli”. Così Carlo Bonini, inviato del quotidiano La Repubblica, nell’introduzione al libro A Lampedusa – Affari, malaffari, rivolta e sconfitta dell’isola che voleva diventare la porta d’Europa (Infinito edizioni, 167 pag., 13 euro) scritto da due giornalisti, Fabio Sanfilippo e Alice Scialoja, che  raccontano l’isola più discussa del Mediterraneo conducendo un’appassionante inchiesta giornalistica e dando voce a chi di questa terra ha contribuito a tracciare la cronaca saliente di questi ultimi anni: dalla senatrice leghista Angela Maraventano – vicesindaco di Lampedusa e Linosa – ai rappresentanti delle organizzazioni che hanno operato sul posto: Msf, Unhcr, Legambiente ecc. Dal viceparroco tanzanese ai tanti Mourad che vengono dal Marocco o da altri Paesi africani. Fino all’ostetrica che a Lampedusa ha fatto nascere tutti. O quasi. “Nel libro che state per leggere – scrive nella prefazione Andrea Vianello – troverete il sindaco autonomista e la politica leghista del sud che accendono o sopiscono gli animi a seconda delle opportunità; troverete la nobiltà di uomini e donne che si impegnano per soccorrere i disgraziati che sopravvivono ai viaggi bestiali lungo il mare ma anche il vizio nostrano di litigare per le proprie competenze; e troverete come persino dietro l’accoglienza più premurosa rischi di nascondersi il malodore di un business collegato”. A Lampedusa oggi non ci sono immigrati. Sia il Cspa di contrada Imbriacola sia il Cie allestito in fretta e furia nella ex base Loran sono vuoti. La politica dei respingimenti e l’accordo con la Libia hanno dato i frutti sperati dal ministro Maroni e condivisi dalla maggioranza. Dal 5 maggio 2009, ovvero dall’inizio dei respingimenti, al 31 dicembre dello stesso anno il numero dei migranti sbarcati sulle coste italiane è diminuito del 90%. Certamente un successo per l’esecutivo, sebbene i costi politici e di immagine siano stati altissimi. Critiche, anche aspre, sono arrivate dalla Chiesa, dall’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, dal Consiglio d’Europa, che ha ammonito gli Stati membri a non criminalizzare l’immigrato e, citando direttamente l’Italia, a non introdurre fattispecie criminose che si applicano esclusivamente agli stranieri. Un successo, sottolineano Sanfilippo e Scialoja, che (se spendibile da un punto di vista elettorale) tuttavia non risolve la questione. Semplicemente perché la “questione” immigrazione è irrisolvibile; la si può soltanto governare. Non dai singoli Stati, come ha efficacemente e drammaticamente dimostrato la storia di Bilal raccontata nel film Welcome, ma dall’Unione europea nel suo complesso. Presentato al recente Salone internazionale del libro di Torino,  A Lampedusa è stato definito da Piero Dorfles un libro che non fa dormire: “Va letto prima di andare a dormire – ha detto il giornalista, scrittore e critico letterario – proprio perché non facilita il sonno, un sonno in cui siamo da ormai troppo tempo e da cui abbiamo il dovere di svegliarci al più presto”.