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Il picco dei licenziamenti

15 febbraio 2009 0 commenti


Tempo fa ho scritto un post dal titolo "Il picco dei raccomandati", in cui avevo cercato di analizzare il fenomeno della raccomandazione sul lavoro e di studiarne l'evoluzione parallelamente al picco del petrolio. Mi ha colpito il commento di un anonimo, che condivido:

"Al diminuire dei posti disponibili, un uguale numero di raccomandati copre una percentuale crescente di ruoli".
Ora che la crisi industriale si sta facendo più "concreta", mi sento di dire che stiamo per arrivare a vedere il picco dei licenziamenti. Qualcuno percepirà che sto scrivendo un'ovvietà; forse.

La riduzione della crescita industriale (il cui leading factor è la diminuzione di output petrolifero) reca con sè l'impellente necessità di chiusura di stabilimenti, di ridimensionamenti per i siti che si salvano, di ristrutturazioni generali. In questo contesto assisteremo (e assistiamo, garantisco) a un inasprimento del triste fenomeno dei maltrattamenti sul lavoro (mobbing).

Il modo più conveniente per le aziende per procedere con la riduzione del personale è proprio quello delle dimissioni volontarie; però, essendo oggi il mercato del lavoro particolarmenete stantio, non sono in molti a rassegnare le dimissioni di propria iniziativa, in assenza di particolari motivi.
Ed è qui che interviene la macchina infernale: una serie di azioni pianificate e mirate volte a demotivare e stressare psicologicamente le persone obiettivo. Rimproveri per cose di poco conto, esclusione, fino ad arrivare a sfiorare l'illecito con atteggiamenti aggressivi, intimidazioni, offese.

Le azioni sono normalmente attuate dal "responsabile" gerarchico, ma sono quasi sempre coadiuvate da una rete di "persone" (servi) che ne garantiscono la continuità. Ovviamente, dietro le quinte c'è la regia di una funzione aziendale di livello medio-alto che è motore, supervisore delle azioni, nonchè "motivatore" dei mobbers.

Dirigenza e mobbers corrispondono a quei "raccomandati" di cui parla l'anonimo nel suo commento, che cercano di trarre profitto dalla situazione (o anche solo di sopravvivere alla crisi), cavalcando il picco dei licenziamenti.

Il risultato complessivo, comunque, sarà un danno ulteriore alle realtà industriali "vecchiotte" già in difficoltà, legato alla pessima performance della disperata strategia "ognuno per sè" (si veda per un approfondimento il post di Ecoalfabeta "La tragedia dei commons / 1 ).

Una serie di colpi che alla fine della fiera potrebbero avere una contropartita positiva: il decollo e l'implementazione diffusa delle nuove tecnologie rinnovabili.


PS Per un confronto con un altro stile di management, che a mio avviso ha un ritorno energetico molto maggiore di 1, si veda il post "L'arte del management secondo Ugo Bardi"